(Questo articolo è stato scritto il 04 Giugno 2016 sul blog della sottoscritta Donna in Rete: una finestra sul mondo)
Riprendo pari passo un pezzo di un articolo che ho trovato navigano nel web e da cui è nato un altro post.
Riprendo pari passo un pezzo di un articolo che ho trovato navigano nel web e da cui è nato un altro post.
Trattasi del REGOLE CONTRO LE MOLESTIE SUL POSTO DI LAVORO a cura di Rosa M. Amorevole.
PUNTO 1: Definizione di Molestia Sessuale
Capire cosa sono le molestie sessuali.
Si parla di Molestie sessuali tutti quei comportamenti di carattere sessuale che non sono desiderati da chi le riceve e che ne offendono la dignità.
Si definiscono molestie:
- insinuazioni e commenti equivoci sull'aspetto esteriore
- osservazioni e barzellette riguardanti caratteristiche, comportamenti e orientamenti sessuali
- materiale pornografico sul posto di lavoro
- contatti fisici indesiderati
- avance in cambio di vantaggi o delle loro promesse
- inviti indesiderati con chiaro intento
- ricatti sessuali
- atti sessuali, coazione sessuale o violenza sessuale.
La normativa vigente è il Decreto Legislativo 198/2006 (Codice delle pari opportunità) che definisce la molestie:
Quei comportamenti indesiderati, posti in essere per ragioni connesse al sesso, aventi lo scopo o l’effetto di violare la dignità di una lavoratrice o di un lavoratore e di creare un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo»; molestie sessuali: «ogni comportamento di carattere sessuale o fondato sull’appartenenza di genere, che risulta indesiderato a una delle parti, e ne offende la sua dignità.
PUNTO 2: La prima azione da intraprendere
La prima cosa da fare è manifestare in modo chiaro e netto che l'attenzione che si subisce non è gradita. Se si ha paura di parlare direttamente con il molestatore o se questo non ha effetto, puoi scrivere un'email elencando ciò che ti disturba e chiedendo che questi comportamenti vengano interrotti. E' molto importante che si tenga una copia di quanto si ha scritto stampandone una copia e, qualora avessi usato l'email dell'ufficio, inoltrala anche al tuo indirizzo privato.
PUNTO 3: Cosa fare se le molestie non smettono
Bisogna chiedere aiuto: è sempre controproducente affrontare da sola le molestie. Non bisogna nascondere nè tanto meno minimizzare i fatti: non si è responsabili delle aggressioni subite e non si è responsabili se qualcuno ci tormenta, ricatta o abusa di noi.
PUNTO 4: A chi rivolgersi?
Bisogna rivolgersi al consigliere di fiducia del tuo posto di lavoro. Le grandi aziende e le pubbliche amministrazioni hanno (o comunque dovrebbero) avere questa figura nel loro organico. Il consigliere deve ascoltare le parti e cercare una soluzione formale o informale riferendosi al codice etico e quello di condotta dell'azienda. In particolare: se lavori nella pubblica amministrazione c'è la possibilità di chiedere aiuto internamente al Comitato Unico di Garanzia
Puoi se no rivolgerti al consigliere di parità territoriale che agirà gratuitamente e insieme ad un tuo avocato di fiducia. Altrimenti ci sino le organizzazioni sindacali o il proprio avvocato.
Soprattutto in un campo così delicato e così poco considerato, bisogna avvalersi delle prove. Bisogna tenere tutte le email, le lettere, registrare le telefonate, le testimonianze (ormai sembra lecito dire "se trovate qualcuno che ha il coraggio di farlo"). Sappiamo già che nella nostra legislazione non sono ammesse in un processo perché, soprattutto per le registrazioni, non valgono se non si ha l'autorizzazione di tutti i soggetti, ma questo non vuol dire che non siano utili nella trattazione del vostro caso specifico e nella ricerca di una soluzione conciliativa (con riconoscimento economico del danno): spesso le aziende preferiscono chiudere privatamente le questioni.
PUNTO 6: Tenere nota
Bisogna sempre tenere nota di tutto quello che vi accade:
- Nomi del molestatore
- date con ora e luogo
- tipo di molestia
- la vostra reazione
- la presenza di testimoni
PUNTO 7: Parlare.
Bisogna parlare. Parlare con i colleghi di cui ci si fida.
Infatti l'ammisione verbale del problema potrebbe essere come la goccia che fa traboccare il vaso (o rompe l'argine dell'Arno) e scoprire che non si è l'unica persona molestata e quindi si potrebbe agire in comune. Il sapere di non essere i soli può anche rassicurare dall'avere o no delle colpe.
Inoltre, anche se non fossero anche loro vittime, possono aiutare nella prevenzione delle molestie, anche solo evitando che si rimanga soli con il recidivo.
Non bisogna provare vergogna: non è chi subisce molestie a doversi vergognare.
PUNTO 8: Contattare gli ex colleghi.
Siamo onesti: i colleghi, seppur solidali, non hanno mai molta voglia di allontanarsi dall'omertà di rito. I motivi vanno dalla paura di essere considerati degli spioni a quella dell'avere il posto di lavoro a rischio (o aver paura che lo diventi). Gli ex colleghi spesso non hanno di questi problemi. Bisogna quindi sentirli: probabilmente alcuni di loro hanno subito lo stesso trattamento e/o sapere di azioni simili e quindi potrebbero testimoniare senza temere ritorsioni.
PUNTO 9: le responsabilità del datore di lavoro.
E' da ricordare che anche se si è precari, il datore di lavoro è responsabile dell'incolumità fisica e psichica dei propri dipendenti e deve adottare tutte le misure necessarie a garantirla come da articolo 2087 del codice civile.
Fonte:
http://d.repubblica.it/attualita/2015/10/09/news/toglimi_le_mani_di_dosso_molestie_lavoro_olga_ricci_libro-2797516/
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