martedì 10 luglio 2018

Il caso di Michela noli

(Questo articolo è stato scritto il 18 Maggio 2016 sul blog della sottoscritta Donna in Rete: una finestra sul mondo)


Michela Noli era una trentunenne come tante: una donna il cui percorso di vita l'ha portata a sposarsi un uomo dal quale ha poi divorziato. L'ex marito si chiamava Mattia Di Teodoro.

L'uomo, nel pieno delle sue facoltà mentali, aveva annunciato l'intenzione di ammazzare l'ex moglie.

Cosa che ha scientemente fatto il 15 maggio del 2016.

Nonostante il divorzio implichi la conclusione dei rapporti tra i due nell'idea di una vita comune, Di Teodoro si sentiva ingiustamente in diritto di sapere dove fosse la sua ex moglie e ha posizionato un gps per cani nell'auto di lei, per poterla poi controllare. In questo modo, la mattina di tre giorni fa, l'escremento umano (o forse canino?) si è recato a casa del nuovo compagno della donna, trovandoli assieme.

Figuriamoci, no? Una donna che decide di frequentare un altro uomo, chissà su facebook gli avranno detto che è assolutamente inconcepibile, che un figo come lui sia stato sostituito, vero?
Lui allora cosa fa, chiama Michela e gli dice di scendere, ma al posto suo lo fa il suo nuovo compagno. I due conversano e il criminale (perchè già allora si tratta di un criminale, perchè già si può parlare per lo meno di stalking) se ne va.
Le ore passano e quella stessa sera la donna è a casa sua con i genitori e dice loro che "Scendo cinque minuti, non prendo neppure il cellulare", perchè deve adnare a prendere le cose che l'ex le aveva portato e la vedono salire in macchina.
Nel frattempo in questi giorni un amico di Di Teodoro riceveva messaggi in cui annunciava di volerla uccidere (per poi suicidarsi - già sapeva che non aveva le palle per affrontare le conseguenze e soprattutto, era troppo egoista e inutile per crepare da solo e non rompere i suddetti agli altri), ma il suo amico, ovviamente, ora dice di non averlo preso sul serio e invece di provare a prevenire, da bravo uomo delle caverne se ne fotte, o ora dice che non si era reso conto della serietà della cosa. Peccato che una persona normale, per scrupolo, lo squillo alla donna l'avrebbe fatto. Ma davvero, anche solo per scrupolo. L'omertà del "tanto non sono affari miei, io non mi voglio mica mettere in mezzo a situazioni che poi faccio lo stronzo che si impiccia" è così tanto nostrano che dovremmo metterci il DOP sopra, così le altre nazioni non lo toccano, tanto che piange le lacrime di coccodrillo perchè si è messo in allarme quando lui gli dice  "l'ho uccisa". Perchè, diciamocelo, la prevenzione non è mai stata nel nostro stile di vita.



Ora dicono che nessuno si immaginava un epilogo simile, che lui ha agito nel raptus del momento, ma siamo onesti. Non è così.
So che molti individui di questo Paese non hanno il coraggio di ammetterlo, e quelle persone non dovrei neanche definirle tali.


Si può dire che Michela abbia sottovalutato la cosa: quante volte non si pensa che l'uomo che si ha amato non sia un essere così infimo? E' vero: lei si sentiva perseguitata su Facebook e per questo lo ha cancellato.




Ma signori, andiamo. Un uomo non manda messaggi a un amico se non sa che questi la pensa esattamente come lui: potrete dirmi che parlava nella foga del momento, per supportare l'amico sventurato che soffriva per una separazione che era troppo stupido per ammettere e accettare, le avrà insultato la moglie e con lei tutte le donne in generale (e non negatelo, voi uomini fate sempre così, ridendo come ebeti nel sentir umiliare un intero genere) e lui, si è sentito confortato da chi gli dava ragione e l'altro si sentiva compiaciuto nel suo sentirsi superiore.

I messaggi poi non erano solo "voglio ammazzarla" che poi, fino a qui si può dedurre una semplice esigenza di sfogare la rabbia interiore, ma sono arrivati a:

  • Dove va accoltellata per farla morire sul colpo?
  • Deve morire e anche io devo morire. Non voglio andare in galera. L'aspetto in auto, l'accoltello alla gola e poi mi ammazzo.
  • La riempio di pugnalate al cuore e poi mi pianto a forza un coltello in gola


E i grandi metodi per farlo ragionare?
  • Lascia perdere
  • Non dire cazzate
  • Smetti di guardare internet
  • Non ti ucciderai, smetti di dire queste cose.


Che poi la cosa è quindi ridicola: i presupposti della violenza ci sono tutti, visto che gli amici (sicuramente di lui) la definiscono molto riservata, perfino schiva, ma soprattutto, lo squallore delle giustificazioni delle persone è la cosa inquietante (perchè ormai di imbecilli che non hanno le palle e usano la violenza per affermarsi i disumani che sono, ne sono piene le cronache) che i suoi amici dicevano che "era una persona con alcuni problemi, disagi di natura psichiatrica" che "non parlava d'altro", ma soprattutto "abbiamo cercato di aiutarlo in tanti, ma non è servito a nulla". I grandi tentativi ora sono agli occhi di tutti: sono questi qui sopra.Ironicamente, poi vi chiedete perchè poi ha scritto "Mi hanno deriso, mi sento tradito e abbandonato"? Con degli amici del genere...

Capite che qui non si parla di una donna, ma di una vacca e quindi chi lo scrive non è un uomo, ma un essere che doveva morire attraverso la tecnica della Pera rettale.


L'ha uccisa con QUARANTA coltellate. Coraggio, contate fino a quaranta.
UNO
DUE
TRE
QUATTRO
CINQUE
SEI 
SETTE
OTTO...
Manco a contare si fa in fretta, figuriamoci a infilzare una persona.
Poi si suicida. Il codardo. L'avesse fatto prima.


Che nessuno mi dica che ci sia di mezzo un raptus di follia. Vuoi parlare di Raptus di follia? Li chiamavano gli omicidi del cacciavite, quelli fatti per colpa dell'abuso di eroina/cocaina e dalla tendenza, negli anni ottanta (se non ricordo male) di avere un cacciavite in macchina per mere questioni di manutenzione legato al finestrino, comunque la dinamica era sempre quella: si litigava tra autisti, uno dei due preso da un raptus d'ora prendeva il cacciavite e lo ficcava nel collo dell'altro. UNA volta. Massimo DUE.
La definizione di raptus implica qualcosa di veloce e che subito dopo, pochi secondi dopo, ci si rende conto del fatto e si smette.

La chiesa cattolica definiva il suicidio l'atto più infame che un individuo poteva macchiarsi, l'unico atto impuro che ti faceva finire lontano dalla terra consacrata (ora sì, giusto per la cronaca) perchè è l'unico atto di cui non puoi dirti pentito confessandoti (e quindi il prete si vuole arrogare il diritto di perdonare in nome di Dio e non di sentirsi mero tramite, come se Dio non potesse perdonare un'anima volata da lui con quell'atto o che davvero non potesse prendere in considerazione un pentimento finale senza che questo venga confessato per questionidi tempostica), ma soprattutto perchè è un atto di estremo egoismo, di nefandezza e non rispetto altrui. Ma come si può pensare che un individio meschino e infame, abbia poi il coraggio di affrontare le sue azioni?
Il suicidio è l'atto dei peggiori egoisti, è questo è uno di quei casi.

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