sabato 26 ottobre 2019

Una tragedia alla Don Matteo... forse? Ma? Purtroppo col senno di poi non si fanno rivoluzioni.

(Questo articolo è stato scritto il 9 febbraio 2017 sul blog della sottoscritta Donna in Rete: una finestra sul mondo)



QUESTO ARTICOLO A NUMEROSE ARGOMENTAZIONI PARTICOLARMENTE SCORRETTE CHE POTREBBERO INDISPORRE LA MAGGIOR PARTE DEI (PER ME IPOCRITI) BENPENSANTI, SE LEGGETE LO FATE A VOSTRO RISCHIO E PERICOLO E NON VI LAMENTATE.

Vasto. Non sto qui a raccontare nuovamente la stesse cose che sono perfettamente leggibili su tutti i giornali e gli articoli disponibili anche online.
Ma fare solo mere considerazioni personali.

Forse perché ora si divertono a pubblicare la lettera del ragazzo suicida che dice addio dando la colpa agli altri di tutto quello che non andava nella vita.
Forse perché il 14 gennaio di quest'anno si è spento Gabe Marcela, poco più giovane del suicida, morto per un difetto congenito al cuore, dopo che la madre ha mosso il mondo (del web) per fargli giocare in anteprima l'ultimo videogioco di Legend Of Zelda, sua unica fonte di gioco perchè di correre davvero non poteva neanche pensarci.
Forse perché ci sono ragazzi seviziati dalla polizia che dovrebbe difenderli e poliziotti che muoiono eroicamente provando a salvare una sola vita.
Forse è per l'aria di cospirazione sui cambiamenti delle leggi del Tuom.
Forse è per l'Abruzzo.
Forse è per il senso di catastrofe che ci attanaglia.
Forse è il senso di impotenza davanti all'inesorabile avanzata del tempo.
Forse è per la voglia di non arrendersi, ma mandare a 'fanculo tutti quelli che parlano di perdono come se fosse una cosa facile.

Fabio di Lello era sicuramente caduto in un profondo stato depressivo per la morte della moglie Roberta. Comprensibile: parliamo di un uomo felice ed innamorato, soddisfatto della sua vita che gli andava bene e che di colpo ha perso ogni significato.
Io raramente credo che le persone possano amare fino al punto di autodistruggersi, ma lui amava davvero in questo modo, a quanto pare. I racconti che vengono fatti del suo modo di affrontare la perdita, la fanno da padroni su ogni articolo. E ogni volta penso che quest'uomo, in qualche modo, dovesse essere aiutato. In che modo? Non saprei, ma si vedeva che non stava bene. So cosa vuol dire quando un tuo famigliare perde troppo presto la persona cara. Sicuramente non lo lasci in uno stato di commiserazione, tristezza ed odio.
Se no scusatemi ma uno non prende una pistola e spara. Anche se lo vorrebbe.
O dobbiamo cominciare ad analizzare il senso di megalomania di un uomo che visibilmente non ha, perchè se no non sarebbe andato a piangere ancora sulla tomba dell'amata e non avrebbe aspettato lì l'arrivo dei carabinieri. Quello era semplicemente disperato. Solo e disperato, anche se circondato da migliaia di persone.
Italo D'Elisa era il colpevole dell'omicidio e per questo lo ha punito, anticipando la comparsa del giovane davanti al tribunale al quale, ovviamente, non credeva. Altrimenti avrebbe lasciato fare alla giustizia.
Purtroppo su questo non posso dargli torto. Neanche io ho più fiducia nella giustizia. Non l'ha più nessuno. Lenta e a favore dei delinquenti troppo spesso. Arroccati nei loro diritti e incapaci di voler fare il loro dovere. E se penso al loro sotto organico, che è indubbio che ci sono posti dove davvero lavorano per amore della legge, penso a quelli che lavorano mezza giornata scarsa. 


Qui comunque scatta la prima riflessione: la differenza tra incidente e omicidio stradale.
L'incidente è dato da una serie di fatalità che hanno portato ad un tale evento, l'altro invece è causato da circostanze che potevano essere evitate.
Tralasciamo innanzitutto quelli che salgono su un veicolo pensando seriamente di ammazzare in questo modo qualcuno, o quelli che lo fanno nel flip imbecille di un gioco mentale o di fara con un altro amico con lo stesso livello di intelligenza. Parliamo dei casi più comuni.
Mi capita spesso, davanti ai piagnistei dei morti stradali, di tacere per quieto vivere. Perché? Perchè sono urticata dall'idea di dover compiangere chi è morto perchè ha sbattuto contro un palo o è andato fuori strada perchè ubriaco o sotto effetto di stupefacenti. A volte penso che sia meglio così, perchè se rimaneva paralizzato toccava pure che le famiglie se lo dovessero prendere in carico e spenderci dei soldi, tempo e salute. Nessuno li ha costretti a prendere alcun che e se dicono il contrario è una cazzata. I casi sono così esigui da essere irrisori. Non sono donne a cui rifilano del roipnol o dopo aver preso qualcosa vengono violentate. Non siate così vili e meschini da metterli sullo stesso piano: se tu agisci sotto effetto di qualcosa sei un criminale: sai che non sei nello stato di poterlo fare davvero ma te ne fotti.
Se questi buon "temponi" invece causano la morte di qualcuno, allora è tutto un altro paio di maniche. Qui mi incazzo. Non sono innocenti, sono dannatamente colpevoli. Per me non è neanche omicidio colposo, ma volontario: guidare in stato alterato vuol dire essere consapevoli di essere una mina vagante.
Poi ci sono gli incidenti.
Gli incidenti sono dettati dalla leggerezza.
Dalle sceme che parlano con il vivavoce e il telefono in mano (sì sono statisticamente le donne) pensando così di essere fighe e sagaci, agli imbecilli che se lo tengono all'orecchio (questi sono gli uomini, dei geni).
A quelli che non mettono la freccia a chi ha l'ansia del sorpasso.
Poi c'è chi cambia la stazione radio e chi parla con quello affianco.
C'è semplicemente chi sta pensando ai fatti suoi, perchè ha avuto una bella giornata o perchè è stata pessima ed è così concentrato da distrarsi.
A volte si è solo stanchi.
Corriamo tutti, senza sapere davvero dove. Non pensiamo davvero a quello che stiamo facendo e... ne veniamo travolti.

Ammetto che quando cominciai a leggere il primo articolo su questa tragedia, nel titolo, mi aspettavo che lui rientrasse del primo caso e non il secondo. E invece no. Mi sbagliavo.
Più passa il tempo più penso seriamente che sì il ragazzo abbia causato la morte della donna, ma non ne sia l'assassino. Se non sapete la differenza, è inutile che crediate di saper pensare.

Qui sembra proprio che sia stato un incidente. Una distrazione che, brutto a dirsi, capita: sfido chiunque a dire che MAI nella loro vita non abbia dovuto inchiodare, uscendo da un parcheggio o da un incrocio, perchè si è visto di colpo l'arrivo di un'altro (che magari ha pure accelerato per non farti passare).
Qui lui si molto probabilmente si aspettava al massimo fosse giallo e di avere tempo e lei è partita nell'istante esatto in cui è scattato il verde.
Probabile e non impossibile che sia andata così e io conosco fin troppe persone che sono così "furbe" (ed è il motivo che preferisco muovermi per i fatti miei: per personalità non riesco a pensare "e vabbeh" ma  "le la regola è così, è così. Se penso che sia sbagliata è un conto, ma se non lo penso, faccio la cosa giusta").
Dirò di più: conosco una storia analoga, ma al contrario. La vittima è sempre il motociclista: un giovane uomo che una sera passava col rosso. Il conducente della macchina che il ragazzo ha preso in pieno invece passava col verde. E' stato un incidente fatale e l'autista ha ripreso la macchina solo perchè aveva una famiglia da mantenere e non perchè non fosse letteralmente terrorizzato dalla sola idea di salire dentro l'abitacolo.

Ora compaiono anche i resoconti di come il ragazzo aveva affrontato la tragedia (giusto per la cronaca: a 22 anni sei un ragazzo, a 30 sei un uomo. Giovane ma uomo. sì, c'è differenza, per esperienze di vita e testa). Perchè ovviamente il ragazzo prima non non poteva parlarne in tv, non era un caso nazionale.
Il padre racconta come si fosse ritrovato solo e isolato (anche abbandonato) da tutti, ossessionato dall'incidente, tanto da pensare di non rendere più la macchina in tutta la sua vita. Non è uscito di casa per molto tempo ed era rimasto sconvolto sia dall'esperienza che dalle urla di vendetta contro di lui (e sarò brava: non ironizzerò sugli incitamenti che avrebbero detto se fosse stata una donna). Alla fine Italo poi non si è fatto scoraggiare e ha deciso di ricominciare a uscire e, al massimo, si muoveva con la bici.

Qui la seconda considerazione.
Qui nasce il giallo.
Di Leo afferma che lo vedeva sbeffeggiarlo in motorino, quando lui il motorino non l'aveva.
Quindi c'era qualcuno che lo faceva, godendo del suo lutto, conscio tra l'altro del fatto che l'uomo non lo riconosceva, coperto dal casco.
O peggio: qualcuno lo salutava per stima ed empatia per la tragedia e lui, nella mente alterata dal dolore pensava a una beffa e pensava che la beffa fosse fatta proprio dal suo "nemico".
Perchè la sua famiglia temeva che facesse un gesto estremo su se stesso, gesto che ha fatto: solo verso un altro.
Perchè tutti pensiamo di fare il minimo indispensabile e istigare alla violenza siano le soluzioni migliori. E con lui hanno fatto questo.

SONO TUTTI COLPEVOLI, ORA.

Terza considerazione.
Due cose, in verità.
Che dicono di sentirsi vicino alla famiglia D'Elisa e probabilmente, quando loro si sentivano allo stesso modo, gli hanno risposto (non ufficialmente) peste e corna. Ma non si può imputare loro l'incapacità di dare perdono, perchè per un grande torto, vi vuole un lungo percorso e ormai questo pretendiamo che non sia così.
E la cosa più raccapricciante: gli avvoltoi giornalistici che li perseguitano sperando in una dichiarazione in lacrime, manco fossimo tutti la strana famiglia di Gaber.


mercoledì 16 ottobre 2019

Notizie dal mondo, tanto che fanno pensare, ma forse troppo poche per fare qualcosa

(Questo articolo è stato scritto il 2 febbraio 2017 sul blog della sottoscritta Donna in Rete: una finestra sul mondo)



Credo sinceramente che ci siano note e informazioni che in questo periodo non possono che colpire il lettore.
Perchè tra le manifestazioni americane contro il proprio presidente, manifestazioni che non stanno cambiando le cose, ma almeno fanno esprimere le proprie opinioni (non come noi) e che li rende degni di rispetto per l'amore che dimostrano per quello in cui credono o che dicono di credere (ma lameno non si lamentano soltanto nascosti in casa), ci sono innumerevoli storie che non fanno altro che far pensare.
Ci sono Ray Johnstone che non vuole farsi abbattere dalla solitudine e dalla vecchiaia e che cerca dei nuovi compagni di pesca. Ha provato con Facebook, ma non ha ricevuto risposta, ma non si è arreso e ha messo un annuncio su Gumtree (sito popolare per gli annunci in Australia), sotto la dicitura "usato", il che denota anche un certo senso dello humor. Un annuncio che ha avuto migliaia di riscontri, dai vicini di casa e da persone anche più lontane, olre a imbarcazioni che lo vogliono ospitare sulla loro barca. Ancora ricordo amarmanete il vecchio romano che chiedeva di fare il nonno a una famiglia (e piangeva per la sua solitudine) e che poi ha finito per derubarla, ma mi consolo e credo ci sia ancora speranza nel mondo.
Un mondo sommerso che riemeprge, un po' come quello che dicono di aver trovato grazie alle rocce vulcaniche sulle isole Mauritius, che ancora permettono di sognare mondi nuovi senza cercarli fuori dal sistema solare, probabilmente soprattutto per le vittime di abusi in famiglia nel grande Stato/Continente che è la Russia, dove a quanto pare hanno rimosso dal codice penale russo il reato di "percosse in famiglia", declassandolo a illecito amministrativo, punibile con un'ammenda ridicola con un arresto altrettanto ridicolo. Un po' come il fondatore della Jingbei Investiment che denota solo di odiare e aver paura delle donne, non di avere ragione, a dimostrazione che il mondo arretrato è ovunque e in qualunque ceto sociale. In fondo si sa, di schifosi imbecilli ne è pieno il mondo ed è così pieno che comandano e impediscono al mondo di evolvere... poi ci si chiede perché dalla Cina scappano tutti.
Finiamo con il piangere in modi diversi le nostre amiche: Nadia Pulvirenti, che muore a 25 (venticinque) anni mentre svolgeva il suo lavoro di riabilitatrice spichiatrica e che è stata accoltellata dal suo paziente e mentre sdrammatizzano dicendo "sapeva i rischi che correva", quando in certe strutture dovrebbero stare attenti e no, non te lo devi aspettare, i suoi familiari chiedono al suo spirito di aiutarli a imparare a perdonare. Perché il perdono non è qualcosa che di lungo e tortuoso, qualcosa che è personale e che nel perbenismo buonista dei nostri giorni è del tutto abusato dando sempre ragione al male e mai alla vittima di quel male. Se la si smettesse di farla così facile con l'idea di perdonare e ci si interessasse di più di star vicino a chi soffre... magari Fabio di Lello non avrebbe ucciso l'assassino di sua moglie, non avrebbe passato questi mesi struggendosi dell'amore che tutti sogniamo di avere e che lui ha perduto, perchè forse avremmo più fiducia della giustizia. Anche se, lo so, in Italia è una parola vuota.

E concludo con la felicità degli animalisti, dove i falchi viaggiano in aereo meglio delle persone normali. Basta avere i soldi.

















martedì 15 ottobre 2019

Saluto a un grand uomo

(Questo articolo è stato scritto il 9 novembre 2016 sul blog della sottoscritta Donna in Rete: una finestra sul mondo)



Questa notte è morto Umberto Veronesi.
Penso sinceramente di non poter far altro che rendergli omaggio.
Ci sono rimasta male.
Penso con tutto il cuore che il mondo intero ha perso un grande uomo, oltre che n grande scienziato.
Personalmente, trovo la cosa particolarmente sentita, perchè il tumore al seno è qualcosa che mi tocca da vicino.
Contrariamente alla maggior parte delle mie coetanee, io ho dovuto cominciare a controllare i linfonodi e il seno in generale da prima dei trent'anni. Mia sorella, infatti, giusto ieri ha subito l'ennesima operazione per colpa di un tumore al seno. La sua situaizone non è facile, ma hanno tolto tutto quello che c'era da togliere e sono ottimisti, ora bisogna solo affrontare la (lunga) convalescenza.
Io pure se le cose vanno male, dovrò togliere una ciste a dicembre (se è cresciuta... e dopo i trent'anni non possono formarsi e questa è l'unica che si è formata di dicembre).
Se non fosse stato per Veronesi la situazione delle donne, di tutte le donne nella situazione di mia sorella non sarebbe stato persino più orribile di quella che devono affrontare ogni volta che si trovano di fronte a quel mostro oscuro che le divora da dentro.
Gli uomini non possono capire cosa vuol dire il tumore al seno per una donna. Veronesi però era di una sensibilità diversa. Probabilmente ha visto il trauma psicofisico delle sue pazienti quando subivao l'asportazione totale del seno e ha capito che la sopravvivenza è una cosa, la vita è un'altra.
Poi l'altra azione geniale, il lingonodo sentinella. Lo controllano sempre, sapete? Ogni volta che fai un'ecografia al seno.
Certo, io ho amiche che me ne parlano come se la loro dottoressa fosse l'unica degna di nota perchè lo fa, ma è un'azione che è automatica per tutte le donne e per tutte le donne dai trent'anni in su.

Quando sento le pubblicità che favoleggiano all' "eccellenza italiana" io mi urtico spesso... perchè per me l'eccellenza italiana è Umberto Veronesi, è l'unico livello di cui si può parlare di eccellenza.
L'eccellenza italiana sono tutti quelli che si impegnano, metodicamente, con passione, per poter andare a dormire sentendo di aver fatto un piccolo passo verso il lavoro fatto in maniera corretta.
Che non è solo l'oncologo o il medico di turno (che poi pensano fin troppo spesso di essere degli dei senza motivo e trattano spesso i pazienti come dei mentecatti), ma è chiunque faccia il suo lavoro in maniera seria, senza distrazione e non in maniera affettata, perchè che sia piantare un pomodoro, allevare un bambino, portare al pascolo le bestie, difendere la sicurezza delle strade, vendere un vestito o costuire case, bisogna farlo bene alla stessa maniera, se no non ha senso farlo.

Perchè tutti i lavori sono importanti: essi danno dignità. Una parola di cui si abusa e che sta perdendo significato.

Ma Veronesi... Veronesi aveva dignità e ha aiutato perchè anche i malati la mantenessero.


Amen

venerdì 11 ottobre 2019

American Election - un finale prevedibile.

(Questo articolo è stato scritto il 09 novembre 2016 sul blog della sottoscritta Donna in Rete: una finestra sul mondo)


E mentre progetto i nuovi articoli, le elezioni americane hanno influenzato anche me.
Ormai da mesi ci hanno scassato le scatole sull'argomento, anche più del referendum che, oggettivamente, è per noi molto più importante.
Mentre in casa si parlava dell'argomento, la speranza di tutti - manco si decidesse il nostro governo, anche perchè per noi sono sempre i soliti parassiti - era che vincesse la signora Clinton.
Il motivo è ovvio: democratica, con le palle al posto giusto (ai lati dell'utero) e un pedigree di tutto rispetto.
Io però continuavo a dire: tanto vincerà Trump.
E avevo ragione.
Quando questa mattina mi sono svegliata, e ho sentito il telegiornale dal televisore acceso da mio padre già sapevo come avevano deciso di governarsi gli americani, anche se prima di vedere il faccione del vecchio avevo ancora avuto una piccola speranza.
Ma il motivo è semplice e lineare e non riguarda la politica o la campagna elettorale che questi due hanno fatto.

Riguarda gli americani.

Quando la signora Clinton si è candidata contro Obama si sapeva che avesse poca speranza. L'ex senatore afroamericano era in primo luogo un uomo afroamericano, poi aveva un'attività sociale-politica alle spalle che riguardava le lotte di classe e le manifestazioni dei diritti civili.
Per quanto anche la signora Clinton avesse un backgroun notevole, non poteva vincere contro il fascino evocativo di un uomo del genere, con un motto poi che ha fatto sognare tutti e di una semplicità carica di una forza che le masse, ma anche l'individuo non può fare altro che amare.

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Poi l'abbiamo vista correre contro altri uomini e vincere, ma vincere a stento.
Ora voi direte, anche Trump ha vinto a stento. 
Sì, ma ha vinto contro altri uomini.
Ed è qui il gioco che lo ha portato poi alla vittoria: se fosse stata un uomo Hilary sarebbe stata a capo del mondo già 8 anni fa.
Perchè quando si sono confrontati un misogino milionario razzista (che in politica è un parvenu) e una donna tenace, vince il primo.
Soprattutto in un paese che gareggia con l'Italia in quanto, non tanto razzismo, quanto misoginia.
Perchè se già otto anni fa la bionda ex first lady ha perso contro un uomo di colore, non avrebbe mai vinto contro un ricco uomo bianco.
E come chiedersi in Italia vince una Bonino o una Bindi quando abbiamo un Berlusconi?
Perchè sì, si può dire che Trump sia il Berlusconi americano.
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Fatti con lo stampino


Dio li salvi davvero a 'sto giro.
Sicuramente, da bravi amanti del video, vi sparate come tutti le serie televisive americane,
E osservate bene come è fondamentale il maccismo che inculcano che è paragonabile solo al nostro periodo fascista. 

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Fatti con lo stampino


Se fosse poi una scelta personale potrei anche capirlo, ma è come quando guardo mia nipote che mi dice "lo so, sembra strano che io voglia uno skateboard" o "lo so, è strano che il mio colore preferito sia l'azzurro"... perchè doveva stare sempre composta e delicata. 

Magari pure muta. Hai ipinioni? Mica conta, quindi evita.

L'uomo nell'immaginario americano è un uomo duro, solo, imbecille ma assolutamente intelligente e in questo superiore alla donna che gli sta al fianco e che si ritrova se non totalmente asservita, del tutto spalla anche se ha un ruolo di comandante, o è una scienziata di fama mondiale, o...

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(ne avrei altre... ma non ne ho voglia)



La stessa amatissima Wonder Woman (lasciamo perdere l'errore concettuale fatto dal suo creatore al suo concepimento e le diatribe al riguardo) è una mera spalla di Batman e Superman nel Trio Divino (scusate ma se uno chiama quel gruppo Trinity, è palese il riferimento e la stessa DC non lo nasconde di certo) in cui seppur sia la più forte (in altri fumetti come Injustice lei stessa è la più forte e solo Superman dei tre non l'ha mai capito - ci sarò un motivo?) è sempre subordinata a loro tre. Perchè? Domanda retorica!

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Loro la donna la vogliono ai fornelli e relegata in casa. Nè più, nè meno.
Solo che noi le chiamavamo "custodi del focolare" (e lì dovevano rimanere), loro le chiamano Soccer Mom. Fossero almeno bravi nel calcio...

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La stessa serie che ha spopolato dal '98 al '04, Sex and The City, parla semplicemente di donne che cercano un uomo, per quanto possano essere affermate o no come individuo: senza un uomo non potevano avere una ragione. L'ideale collettivo infatti è che vogliono tutti una Charlotte, ironico che Kristin Devis sia estremamente contraria al suo personaggio, secondo cui una donna non deve mai realizzarsi tramite il marito e avere questo come unico scopo. E tutte, se non quasi tutte, le donne che compaio nel programma, appena trovano marito, mollano il lavoro e si preoccupano di gestire la casa, magari in periferia (l'emblema di quelle che non l'ha fatto, infatti, è poi stata tradita... anche da uno dei migliori uomini incontrati dalle protagonista).

Una donna sarà sempre un'eterna seconda. Sorpratutto in quella che si autoproclama la Repubblica di Dio. Davvero si aspettavano che vincesse?

Non che ora noi siamo messi meglio....
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lunedì 7 ottobre 2019

Lucine da... pc ma anche no

(Questo articolo è stato scritto il 28 ottobre 2016 sul blog della sottoscritta Donna in Rete: una finestra sul mondo)


Questo post è diretto a tutti quei pazzi furiosi che, come me, hanno la paranoia che tutto possa succedere e che, per davvero, con la propria macchina si possa vivere qualunque avventura (o come nel mio caso) tutte le sfighe possibili e immaginabili.
Nella mia macchina, infatti, ho un po' di tutto:
- 5 euro di scorta per la benzina qualora rimanga a secco per tornare a casa e mi ritrovi senza soldi (5 euro usati e riusati almeno una decina di volte, a dire il vero e che ogni mese rimetto nella speranza di non usarli).
- 1 coperta ignifuga (ho la paranoia che un giorno la mia macchina si surriscaldi).
- 1 coperta normale (se parto che fa troppo freddo: dalle mie parti se ci sono dei begli inverni nevica e nevica tanto).
- 1 set per la pulizia dentale e personale (questo è dato anche dal fatto che se dimentico qualcosa quando vado a dormire fuori un paio di notti, quella cosa che dimentico è proprio lo spazzolino)
- 1 magione (caldo) e una maglietta di scorta...

Sì, lo so è quasi ridicolo. Ma è come avere le borse della spesa nel bagagliaio: può sempre capitare di averne bisogno. E a onor del vero almeno la metà delle cose sopra citate è statisticamente probabile che venga utilizzato nel giro di un anno (soldi e set di igiene in primis).

Di recente alle mie piccole novità che non posso non condividere.
Questa volta voglio parlare proprio di una di queste due perle, per la seconda mi preoccuperò di tenere il riserbo fino a quando non avrò conferma della sua utilità.

Voglio infatti parlare della Luce Led Bianca per presa USB ad alta Luminosità.


Ho dei sentimenti contrastanti su questo piccolo aggeggio.
In primis devo ammettere una cosa innegabile: fa una bella luce ed è quasi notevole nonostante la piccolezza delle dimensioni. Perchè è un oggettino davvero minuscolo.

Io quando l'ho preso, però, mi aspettavo di poterlo collegare al cellulare tramite il cavetto adattatore adeguato (in modo da tenerlo sempre pronto in tasca) e invece no.
La cosa mi ha urticato un po', ma poi ho optato per una cosa piuttosto utile per chi, come me, ha una macchina a tre posti e una luce centrale (quella classica per poter vedere al buio) piuttosto scarsa (la Fiat l'ha fatta tanto bella e cara, la mia macchina, ma se cerco qualcosa nei sedili dietro o sotto non ha dato una luce molto utile) da non essere particolarmente utile, questa luce invece sopperisce alle mie esigenze.
Nei fatti tra i cavi da ricarica per cellulare e simili, ora c'è anche l'adattatore e, lo ammetto: è comodo.
Non lo tengo collegato al pc per un ovvio motivo: la luce a me serve per illuminare solo ed esclusivamente la tastiera e troverei poco utile una luce che, comunque, risulta così laterale.

Lo so, praticamente potrei dormire nella mia macchina... ma è la mia unica proprietà e non è detto che un giorno non possa capitare. E fidatevi: una luce è sempre utile. 

domenica 6 ottobre 2019

Autocelebrazione a dio del maschio

(Questo articolo è stato scritto il 25 settembre 2016 sul blog della sottoscritta Donna in Rete: una finestra sul mondo)


L’autoproclamazione di dio e l’autocelebrazione del maschio non mi sorprende.
Purtroppo sta diventando un problema: non sorprendendosi più di qualcosa non ci si indigna più e se non ci si indigna più… si manda tutto a puttane.

Questa volta andiamo in provincia di Brescia a Borgosatollo.

Infame (così chiameremo il quarantaduenne in questione) è l’esempio eclatante di tanti infami del mondo.
Infame era solito picchiare la moglie, tanto che se cerchi online parlano di “abitudine a risolvere diatribe coniugali”. Nessuno se ne preoccupa quindi e tutto sarebbe andato tutto bene (il che è davvero tutto dire) se non fosse stato che il 25 agosto scorso era stato particolarmente violento arrivando a fratturarle uno zigomo e l’ha segregata in casa. Donna (così chiamo ora la vittima trentaquattrenne) si è quindi ridotta a un’apatica creatura pronta ad accettare tutto pur di non subire ulteriori maltrattamenti: le aggressioni infatti come la maggior parte delle volte in questi casi, avviva per le questioni più banali.
Un vero Infame, non c’è che dire. Anche perché Donna, da quando Infame aveva perso il lavoro, si occupava di tutto in casa. L’inutilità di Infame come essere umano quindi sembra volersi giustificare dalla sua sensazione di non essere più il capo del mondo e per rilassarsi menava la compagna.
Futili motivi è infatti segnalato anche nel rapporto dei Carabinieri di San Zeno dopo che questi sono intervenuti.
Il là ai tutori dell’ordine è stata data da una segnalazione di un conoscente (che chiamerò Uomo) della coppia che era venuto a conoscenza della cosa si è comportato come una vera persona e ha deciso di informarli sui fatti dopo che Infame lo ha messo a conoscenza delle sue azioni.
Infame, infatti, aveva condiviso la cosa con Uomo e altri amici (anche colleghi di Donna), vantandosi addirittura di avere delle prove della violenza e si è procurato dei trofei come ogni bravo Serial Infame fotografandole le ferite, mandandole poi condividendole con gli amici.
Donna, raggiunta dai Carabinieri, ha quindi raccontato e dato un senso alla ricostruzione dei fatti e ha formalizzato la denuncia contro Infame che è stato arrestato ed è finito in carcere e lì sta in attesa del processo, dove dovrà rispondere di maltrattamenti in famiglia, lesioni e sequestro di PERSONA (perché sì, non illudetevi, anche le donne sono persone).

Ci sono delle domande però che non possono che non assillare la mia mente.
Uomo ha denunciato. Secondo i dati non era la prima volta che dava in giro le fotografie della sue Infamità, ma non c’è molto da chiedersi, se è vero, perché non l’ha fatto prima o perché non è intervenuto: l’intervento lo avrebbe reso passibile lui stesso di denuncia e l’altro può essere passato dall’essere convinto a uno scherzo, per poi essere turbato fino a prendere la decisione di intervenire e al diavolo se gli dicevano che non poteva farlo (capita anche questo in Italia).

Ma gli altri?

Io di mio li denuncerei tutti per concorso in aggressione e rapimento.