mercoledì 4 febbraio 2015

SIMONA e la lunga storia d’amore (I parte)


 
La rosa di Simona
 
Simona era una donna forte, indipendente e decisa, soprattutto agli occhi dei più.
Non aveva avuto una vita particolarmente facile, tutt’altro: non aveva ancora finito il liceo che si era messa a lavorare e aveva continuato a farlo da allora per mantenere la famiglia, si era occupata delle sorelle minori, della casa e delle bollette.
La vita l’aveva resa pragmatica e diretta. Un macigno, per i più.
Ma quando la si conosceva meglio, si scopriva la dolcezza morbida di un batuffolo di cotone, la pazienza infinita di una madre e il cuore vellutato come la sua voce.
E chiunque la ascoltava, non poteva fare a meno di innamorarsi della sua voce.
Era circondata da amici maschi, per lo più, e le relazioni femminili, nella maggior parte dei casi, si limitavano alle fidanzate di questi, soprattutto se si parlava dei membri del gruppo jazz con cui suonava.
Non comprendeva le sottili dinamiche di un’amicizia femminile, preferendo il comportamento diretto e meno contorto che si instaurava nei rapporti con gli uomini, tanto che gli stessi membri del suo gruppo non la consideravano una donna in senso stretto, per quanto sapessero benissimo che lo era, ma come un amico.
Lei stessa non aveva mai visto nessun membro del suo gruppo come un possibile amante e anche le gelosie delle loro fidanzate nei suoi confronti, morivano nello stesso istante in cui facevano la sua conoscenza, con il suo sguardo diretto e deciso e i modi per nulla affettati.
Francesco, il suo chitarrista, poi, era l’uomo a cui avrebbe affidato la sua stessa vita senza pensarci due volte. Era il suo migliore amico e la sua roccia. Tutti si fidavano di lui e lui non smentiva mai la stima che gli si attribuiva. Era l’uomo che più stimava e la rendeva felice sapere quanto il sentimento fosse reciproco. Forse era perché i loro due caratteri si completavano, forse era perché si conoscevano da quando erano poco più che bambini, ma dove non riusciva ad arrivare lei, priva del talento naturale della diplomazia, arrivava lui, nato per fare il venditore.
Ironicamente, l’unica fidanzata che non si era mai preoccupata della sua presenza all’interno della loro Band, era proprio quella di Francesco, mostrandosi a Simona subito in maniera aperta e amichevole, da donna amabile e socievole quale era, senza particolari pregiudizi, ma solo con la voglia di conoscere qualcuno con cui fare amicizia e legare.
Oltre che a Bianca, col quale fu impossibile non instaurare un buon rapporto, anche alcune delle altre ragazze che erano passate nella sua vita per colpa del gruppo, erano diventate delle buone amiche, tanto che Simona si ritrovò spesso ad essere oggetto della loro protezione quando un ragazzo non si comportava nella maniera che loro reputavano poco corretta. Certo, Simona non era particolarmente entusiasta all’idea di essere trattata da bambina idiota, ma non poteva comunque non essere grata della loro partecipazione sincera alle sue scivolate in campo amoroso.
Questa, a ben vedere, era la differenza tra le sue amicizie maschili e femminili: per quanto anche gli uomini tendevano a spalleggiare, rimanevano comunque un po’ ottusi e distaccati davanti a certe situazioni, mentre erano le donne che si prendevano più a cuore ogni situazione.
Per Simona, così priva di un costante supporto emotivo, era una piacevole novità.
Certo, era ben conscia che spesso quelle amicizie erano prive di un vero fondamento, ma col tempo era riuscita a trovarne alcune solide e sicure, continuando comunque a prediligere una compagnia maschile che era ben più affine alle sue corde.
Simona da quando era giovane aveva vissuto appieno ogni azione che le si presentava davanti.
E con la stessa determinazione aveva affrontato ogni sfida e, soprattutto, ogni amore, che fosse fugace e breve come la vita di un fiammifero, scoppiettante e istantaneo come un fuoco di paglia, avvolgente e costante come una coperta, o turbolento e distruttivo come un uragano.
Poi arrivò lui e le relazioni, brevi o lunghe che fossero, finirono.
Era una giovane donna single quando aveva conosciuto Roberto, molti anni prima, andando per concerti con il suo gruppo. Era un amico di amici e come lei era un musicista.
Chitarrista, per di più. E in fondo, Simona aveva un debole per i chitarristi, come tutte le donne.
Era di quattro anni più piccolo, con i suoi ventidue anni, ma non sembrava infastidito da quella differenza d’età.
Sin dall’inizio avevano sentito entrambi una certa alchimia tra di loro, piacendosi all’istante.
La conferma, Simona la trovò quando, tornando alla macchina quella sera, aveva scoperto che anche lui aveva parcheggiato in quella direzione e si erano messi subito a parlare. Andarono via da quel parcheggio quasi per ultimi: solo le persone che lavoravano a quell’evento avevano ancora le macchine lì parcheggiate.
Si erano scambiati i numeri di telefono e ben presto cominciarono a uscire.
All’inizio si erano frequentati solo per conoscersi, prendersi le reciproche misure, magari corteggiarsi un po', ma dopo qualche mese, cominciarono a fare sul serio ed entrambi concordarono nel definirsi ufficialmente una coppia.
Roberto apprezzava molto quel suo carattere deciso, che lei solitamente spiazzava gli uomini, e lei apprezzava quello del ragazzo, così tranquillo, di quella tranquillità che lei stessa in fondo cercava.
Certamente, Roberto non era un cultore del macismo, categoria maschile che solitamente preferiva, ma piuttosto possedeva una certa eleganza che a volte lo faceva risultare quasi delicato, instillandole il senso di protezione tipicamente femminile che in lei era sempre stato presente sin da piccola, quando si occupava delle sorelle minori.
Simona lo accompagnava ai concerti, lo ascoltava suonare e gli diceva dove avevano sbagliato e dove invece erano andati bene. Anche i membri della band l’ascoltavano seriamente quelle critiche: avendo un orecchio allenato e non essendo solo una fidanzata, ma una musicista, aveva il giusto orecchio per aiutarli a migliorare. Il suo modo schietto di dire tutto, poi, aveva garantito la fiducia di quel gruppo rocker.
Aveva notato che, finito il concerto, molte ragazze andavano da Roberto per chiedergli l’autografo e per civettare con lui, ma lui, fedele come un cucciolo, rispondeva cortese ma monosillabico a quelle attenzioni mentre finiva di sistemare la sua attrezzatura, per poi terminare ogni serata seduto al suo fianco e passare con lei il resto della serata.
Ai suoi concerti di Simona, invece, lui assisteva in silenzio, e quando era tutto finito le si avvicinava, facendole i complimenti e, soprattutto, raccontandole tutti commenti entusiasti di quelli che la ascoltavano ma che, intimoriti dal suo sguardo fiero, non osavano avvicinarsi a lei. A quelle parole, inesorabilmente, il suo gruppo scoppiava a ridere e aggiungeva all'elenco altri ammiratori intimoriti: in molti si erano avvicinati a loro per complimentarsi, ma la maggior parte di coloro che l’ammiravano, raramente avevano il coraggio di farlo di persona.
<< E perché mai? Mica li mordo! Soprattutto se mi fanno un complimento! >>
A quelle parole, che cambiavano sempre solo per poche sfumature, tutti ridevano.
E a quella costante della sua vita, Simona sapeva che non si sarebbe mai davvero abituata.

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