In questo articolo parlerò della seconda stagione di Ginny & Georgia, telefilm di Netflix (perché sappiamo tutti che la prima stagione era davvero bella).
CI SARANNO SPOILER QUINDI NON ROMPETE.
Perchè sì, posso anche non smontare per forza un telefilm di questo portale di streaming.
Questa serie si conferma la più bella che ha mai prodotto Netflix.
Sì è un teen dramma e bla bla bla, ma ha una struttura, trama e ottimi dialoghi.
Alcuni personaggi sono un po' troppo affettati, ma sinceramente nel complesso sono persino loro estremamente godibili in quanto riescono ad alleggerire una storia che altrimenti potrebbe risultare un po' pesante.
Il telefilm non è assolutamente pesante, invece e scorre molto velocemente tra scene di vita quotidiana leggera ed eventi molto più impegnativi.
In questa stagione c'è la preparazione del matrimonio di Georgia con il sindaco di ricca famiglia americana, Paul Randolph, la relazione sentimentale di Ginny con il vicino il vicino di casa, Marcus Baker, i rapporti di amicizia adolescenziale e non, ma soprattutto problematiche come la questione del possesso di armi in America, maltrattamenti domestici, razzismo sotterraneo, autolesionismo, disturbi alimentari e depressione.
Questi ultimi tre sono argomenti che venivano trattati già nella prima serie e venivano trattati nella stessa maniera: mostrandoli senza parlarne effettivamente e affrontandoli senza particolari moralismi e in maniera quasi delicata (nonostante una certa crudezza) che non scade mai nella banalizzazione e nella superficialità.
Hanno deciso di affrontare di più il concetto di autolesionismo (di cui soffre Ginny) e lo hanno fatto in una maniera delicata e non semplicistica ed essendo una serie e non un film hanno potuto realizzare un percorso che denota una lentezza più credibile di quella che si potrebbe fare in un film (che personalmente non avrei mai guardato).
Ha mostrato le due reazioni che (credo) siano probabili da parte di un adulto quando scoprono che un adolescente / un parente / un figlio pratichi autolesionismo.
Per lo meno sono le due che si spera che le persone abbiano. Anche se, diciamocelo, ci verrebbe da dire piuttosto che la prima è la reazione che potremmo avere (e che comunque molto in linea con il personaggio che spesso sembra voler fare più da grillo parlante che essere realistico, ma va bene così) e la seconda è quella che molto probabilmente avremmo (e sarebbe comunque una buona reazione, piuttosto bella rispetto a quelle che molto probabilmente accadono nella realtà).
Personalmente lancio una freccia a favore al monologo fatto da Marcus sulla depressione. credo sinceramente che la descriva con delicata accuratezza. Tra l'altro il suo è uno dei personaggi più belli di tutta la storia: è un individuo sensibile, gentile e comprensivo, chi empatizza molto e dice molte cose carine. Questo permette alle persone di appoggiarsi a lui, peccato che lui non sia in grado di essere un vero sostegno e, per mia esperienza, questa cosa prosciuga energie che innescano poi uno stato di alienazione che fa tornare la depressione. Lo dico con sincerità: Marcus è quel genere di depresso gentile che riconosce la sofferenza. C'è un'altra bella nota nel suo personaggio: si rende conto e a suo modo reagisce non tanto per tirarsene fuori, ma non vuole che i suoi problemi siano anche degli altri.
Già nella prima stagione si sapeva che fosse un personaggio "blu", rientrando nello stereotipo del bello e dannato, ma non è comunque banale.
Altro fantastico modo di rappresentare una problematica è quello che riguarda i disturbi alimentari. Altro tema spesso raccontato nei teendrama (da Cassie in Skin, a Hanna in Pretty Little Liars e chi più ne ha più ne metta) che anche qui è sempre presente dalla prima stagione con Abby (che ha fortissime problematiche con il suo corpo e va in paranoia ogni volta che si parla del suo peso, chiudendosi a riccio), ma non viene nominata punto non ha un nome è presente silenziosa. E lì, la vedi e la ignori punto non te ne accorgi E se lo fai non lo fai mai davvero. Per lo meno... io ho riconosciuto quel disturbo, se poi si scoprirà che è un altri problema...
Ci hanno messo troppo tempo per produrre questa seconda stagione, ma sinceramente ne è valsa la pena.
Non è stato come La fantastica signora Maisel o Stranger Things, che hanno prodotto le loro ultime due stagioni di una qualità non all'altezza delle precedenti. Certo, sappiamo sempre che la prima stagione la più bella e poi tendenzialmente si va a peggiorare, ma le ultime due stagioni di questi due telefilm sono decisamente scarse per i loro standard.
Un' altra cosa che ho apprezzato è la reazione dei personaggi: bene o male è in linea con la loro età.
Personalmente mi sento anche di fare apprezzamenti per i personaggi maschili che presentano una certa realisticità, senza il machismo ottuso e idiota che trovi nel classico "buono", il cowboy imbecille e silenzioso, oppure la versione "oscura e tormentata". O meglio: queste caratterizzazioni ci sono nella storia, ma non sono fatti a stampino. Anzi, in questa seconda stagione i personaggi maschili che altrimenti potrebbero risultare tossici in una vita reale risaltano in una luce decisamente più positiva.
Il primo esempio è quello dell'uomo padrone, il macho che non deve chiedere mai, il padre di famiglia che finge di essere buono ma che essenzialmente è un dittatore. Questi sono gli uomini a cui si lega Georgia (che infatti rientra nello stereotipo della astuta che alla fine si fa mettere il guinzaglio) che sono il padre di Ginny, Zion, e il suo ultimo interesse amoroso (da notare che l'altro uomo con cui flirta è Joe che è il classico bravo ragazzo - più o meno - che rispetta le donne e non giudica né vuole imporsi e con cui quindi lei non conclude).
Paul e Zion (quindi le due etnie all'opposto che però rappresentano sempre l'uomo sicuro di sé, saggio, magmatico e da eroe greco se non vera divinità - e visto la gnoccaggine ci starebbe pure) comunque non sono particolarmente eccessivi.
Paul soprattutto è la rappresentazione del classico americano di alta borghesia, con un impronta fortemente patriarcale e autoritaria più che autorevole. Le reazioni dell'uomo però, sono estremamente empatiche, mostrando che non è necessariamente "o io, o IO" anche se si è quel genere di uomo (perbenista più che perbene); reagisce come sarebbe normale reagire in una relazione: chiede, propone e sta zitto nelle relazioni con i figli (risultando piccato quando viene escluso, ma comunque conscio di essere in un ruolo genitoriale comunque secondario), per poi decidere di prendere il controllo quando è necessario. Parlo della reazione che ha avuto con l'ex marito di Georgia, nonché padre di Austin. In questo frangente, Paul comprende che è il momento in cui è il momento che assuma non tanto il comando quanto il polso della situazione e aiutare Georgia. Credo sinceramente che non sia una questione di conferire debolezza a lei, ma comprendere che le cose non si risolvono da soli e lui non è che salva lei, ma affronta un bullo.
Altra nota meravigliosa è quella che c'è tra i due bambini Austin e Zach, che rende ancora più piacevole il rapporto innescato tra le madri (Georgia e Chyntia - quest'ultima è la protagonista di una sotto-storia davvero toccante) che mi rende davvero molto curiosa di vedere cosa succederà in quelle relazioni.
Insomma, c'è un bel po' di roba nel calderone di Ginny & Georgia, ma nessuno di questi argomenti trattato con sciatteria come del resto succede in molte altre storie.
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