venerdì 6 gennaio 2023

Ginny e Georgia

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In questo articolo parlerò della seconda stagione di Ginny & Georgia, telefilm di Netflix (perché sappiamo tutti che la prima stagione era davvero bella). 
CI SARANNO SPOILER QUINDI NON ROMPETE.
Perchè sì, posso anche non smontare per forza un telefilm di questo portale di streaming.
Questa serie si conferma la più bella che ha mai prodotto Netflix.
Sì è un teen dramma e bla bla bla, ma ha una struttura, trama e ottimi dialoghi.
Alcuni personaggi sono un po' troppo affettati, ma sinceramente nel complesso sono persino loro estremamente godibili in quanto riescono ad alleggerire una storia che altrimenti potrebbe risultare un po' pesante.
Il telefilm non è assolutamente pesante, invece e scorre molto velocemente tra scene di vita quotidiana leggera ed eventi molto più impegnativi.
In questa stagione c'è la preparazione del matrimonio di Georgia con il sindaco di ricca famiglia americana, Paul Randolph,  la relazione sentimentale di Ginny con il vicino il vicino di casa, Marcus Baker, i rapporti di amicizia adolescenziale e non, ma soprattutto problematiche come la questione del possesso di armi in Americamaltrattamenti domestici, razzismo sotterraneo, autolesionismo, disturbi alimentari e depressione.
Questi ultimi tre sono argomenti che venivano trattati già nella prima serie e venivano trattati nella stessa maniera: mostrandoli senza parlarne effettivamente e affrontandoli senza particolari moralismi e in maniera quasi delicata (nonostante una certa crudezza) che non scade mai nella banalizzazione e nella superficialità. 
Hanno deciso di affrontare di più il concetto di autolesionismo (di cui soffre Ginny) e lo hanno fatto in una maniera delicata e non semplicistica ed essendo una serie e non un film hanno potuto realizzare un percorso che denota una lentezza più credibile di quella che si potrebbe fare in un film (che personalmente non avrei mai guardato).
Ha mostrato le due reazioni che (credo) siano probabili da parte di un adulto quando scoprono che un adolescente / un parente / un figlio pratichi autolesionismo.
Per lo meno sono le due che si spera che le persone abbiano. Anche se, diciamocelo, ci verrebbe da dire piuttosto che la prima è la reazione che potremmo avere (e che comunque molto in linea con il personaggio che spesso sembra voler fare più da grillo parlante che essere realistico, ma va bene così) e la seconda è quella che molto probabilmente avremmo (e sarebbe comunque una buona reazione, piuttosto bella rispetto a quelle che molto probabilmente accadono nella realtà).

Personalmente lancio una freccia a favore al monologo fatto da Marcus sulla depressione. credo sinceramente che la descriva con delicata accuratezza. Tra l'altro il suo è uno dei personaggi più belli di tutta la storia: è un individuo sensibile, gentile e comprensivo, chi empatizza molto e dice molte cose carine. Questo permette alle persone di appoggiarsi a lui, peccato che lui non sia in grado di essere un vero sostegno e, per mia esperienza, questa cosa prosciuga energie che innescano poi uno stato di alienazione che fa tornare la depressione. Lo dico con sincerità: Marcus è quel genere di depresso gentile che riconosce la sofferenza. C'è un'altra bella nota nel suo personaggio: si rende conto e a suo modo reagisce non tanto per tirarsene fuori, ma non vuole che i suoi problemi siano anche degli altri.
Già nella prima stagione si sapeva che fosse un personaggio "blu", rientrando nello stereotipo del bello e dannato, ma non è comunque banale.

Altro fantastico modo di rappresentare una problematica è quello che riguarda i disturbi alimentari. Altro tema spesso raccontato nei teendrama (da Cassie in Skin, a Hanna in Pretty Little Liars e chi più ne ha più ne metta) che anche qui è sempre presente dalla prima stagione con Abby (che ha fortissime problematiche con il suo corpo e va in paranoia ogni volta che si parla del suo peso, chiudendosi a riccio), ma non viene nominata punto non ha un nome è presente silenziosa. E lì, la vedi e la ignori punto non te ne accorgi E se lo fai non lo fai mai davvero. Per lo meno... io ho riconosciuto quel disturbo, se poi si scoprirà che è un altri problema... 

Ci hanno messo troppo tempo per produrre questa seconda stagione, ma sinceramente ne è valsa la pena.
Non è stato come La fantastica signora Maisel o Stranger Things, che hanno prodotto le loro ultime due stagioni di una qualità non all'altezza delle precedenti. Certo, sappiamo sempre che la prima stagione la più bella e poi tendenzialmente si va a peggiorare, ma le ultime due stagioni di questi due telefilm sono decisamente scarse per i loro standard.

Un' altra cosa che ho apprezzato è la reazione dei personaggi: bene o male è in linea con la loro età.
Personalmente mi sento anche di fare apprezzamenti per i personaggi maschili che presentano una certa realisticità, senza il machismo ottuso e idiota che trovi nel classico "buono", il cowboy imbecille e silenzioso, oppure la versione "oscura e tormentata". O meglio: queste caratterizzazioni ci sono nella storia, ma non sono fatti a stampino. Anzi, in questa seconda stagione i personaggi maschili che altrimenti potrebbero risultare tossici in una vita reale risaltano in una luce decisamente più positiva.
Il primo esempio è quello dell'uomo padrone, il macho che non deve chiedere mai, il padre di famiglia che finge di essere buono ma che essenzialmente è un dittatore. Questi sono gli uomini a cui si lega Georgia (che infatti rientra nello stereotipo della astuta che alla fine si fa mettere il guinzaglio) che sono il padre di Ginny, Zion, e il suo ultimo interesse amoroso (da notare che l'altro uomo con cui flirta è Joe che è il classico bravo ragazzo - più o meno - che rispetta le donne e non giudica né vuole imporsi e con cui quindi lei non conclude).
Paul e Zion (quindi le due etnie all'opposto che però rappresentano sempre l'uomo sicuro di sé, saggio, magmatico e da eroe greco se non vera divinità - e visto la gnoccaggine ci starebbe pure) comunque non sono particolarmente eccessivi.
Paul soprattutto è la rappresentazione del classico americano di alta borghesia, con un impronta fortemente patriarcale e autoritaria più che autorevole. Le reazioni dell'uomo però, sono estremamente empatiche, mostrando che non è necessariamente "o io, o IO" anche se si è quel genere di uomo (perbenista più che perbene); reagisce come sarebbe normale reagire in una relazione: chiede, propone e sta zitto nelle relazioni con i figli (risultando piccato quando viene escluso, ma comunque conscio di essere in un ruolo genitoriale comunque secondario), per poi decidere di prendere il controllo quando è necessario. Parlo della reazione che ha avuto con l'ex marito di Georgia, nonché padre di Austin. In questo frangente, Paul comprende che è il momento in cui è il momento che assuma non tanto il comando quanto il polso della situazione e aiutare Georgia. Credo sinceramente che non sia una questione di conferire debolezza a lei, ma comprendere che le cose non si risolvono da soli e lui non è che salva lei, ma affronta un bullo. 

Altra nota meravigliosa è quella che c'è tra i due bambini Austin e Zach, che rende ancora più piacevole il rapporto innescato tra le madri (Georgia e Chyntia - quest'ultima è la protagonista di una sotto-storia davvero toccante) che mi rende davvero molto curiosa di vedere cosa succederà in quelle relazioni.

Insomma, c'è un bel po' di roba nel calderone di Ginny & Georgia, ma nessuno di questi argomenti trattato con sciatteria come del resto succede in molte altre storie.

giovedì 5 gennaio 2023

Altre recensioni di telefilm: Mercoledì e The Bad Guy (con dei rimandi a El Internado)

Chi ha visitato questo blog lo sa: io non vado per il sottile con i telefilm. Tendo ad essere diplomatica nel commentarli, ma se non mi piace il telefilm non mi piace.
Non sono pagata ad articolo e non me li chiedono per parlare bene, scrivo recensioni solo per parlarne un po' senza sentirmi dire che sono troppo puntigliosa. So di essere di parte quando parlo di Star Trek, e so che i sequel di Pretty Little Liars non hanno fatto cagare solo a me.
So anche di non essere l'unica deficiente a cui fanno schifo (SCHIFO!) il 70 % dei telefilm che, a ben vedere sono e rimangono tutti uguali. Soprattutto, mi stanno sul culo le finte novità e chi dice che sono pazzesche.
Oggi parlerò di due telefilm che ho visto in queste vacanze di Natale e, probabilmente, molti di voi mi odieranno. Perché? Perché in questo breve articolo vi dirò la verità su Mercoledì (o Wednesday, che dir si voglia) e invece parlerò sorprendentemente bene di un telefilm italiano: The Bad Guy.

MERCOLEDI'.

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Mercoledì è un telefilm che già mi metteva un po' (tanto) di dubbio addosso quando ne sentii parlare la prima volta, quando ancora non c'era una data di uscita specifica.
Per nessun motivo apparente, a parte l'odiosa esigenza di fare pure il politicamente scorretto, qualcosa di politicamente corretto e accettabile, per rassicurare mammine e papini sotto psicofarmaci, maniaci del controllo e del perbenismo.
Avevo ragione. Ma partiamo dall'inizio.
I primi minuti della prima puntata sono di una figata pazzesca.
Mercoledì, dopo una visione, scopre che i nuotatori hanno bullizzato il fratello e lei decide di vendicarsi (perchè nessuno a parte lei può farlo) e butta dei piragna nella piscina del liceo.
Ammettiamolo, ragazzi strani di tutto il mondo: ci è piaciuto.
E poi, quando viene rimproverata dai suoi genitori, commenta "Tutti saprebbero che non ho finito il lavoro". Le premesse erano ottime.
Altre tre perle inserite nei vari spot di Netlix sono: lei che chiede: "preferivi fossi ossessionata da cavalli e boy band?", lei che parlando con il figo della serie gli  chiede se l'ha salvata per "spirito cavalleresco? Il caposaldo del patriarcato per avere la mia eterna gratitudine?"; nella terza vediamo lei, vestita per il ballo, che dice di essere "irriconoscibile, ridicola, un esempio di oggettivazione femminile per lo sguardo maschile". In più odia la tecnologia: non ha il cellulare e... personalmente mi ci sono ritrovata molto.
Io ho avuto un cellulare con la possibilità di avere Whatsapp molto dopo di tutti gli altri, sono della generazione di Facebook (per quel che riguarda gli italiani) e non l'ha mai avuto (e non ci tengo neanche). 
Poi ho visto il telefilm... e ho costantemente storto il naso. 
Perchè, come sopra detto: non è un personaggio politicamente scorretto. 
Gli Addams sgretolavano gli schemi sociali, erano i diversi sin dalla loro creazione.
Mercoledì, dagli anni '90 in avanti era come uno scorpione: non è cattiva, ma è la sua natura. 
Questa è solo la classica protagonista delle storielle adolescenziali un po' noir americane, solo vestita di nero.
Pretty Little Liars in nero.

Il "terribile bello come Ivan" VS "il terribile brutto" è quantomeno da arricciata schifata della bocca.
Lei sembra comunque più spaventata dall'idea di aprirsi con gli altri, dall'essere incapace di farsi influenzare dagli altri per essere se stessa. E da una che ha apprezzato il suo personaggio nella prima puntata, arrivare a capirlo già nella seconda ha un che di triste... avevo l'età di quel personaggio quando capii che non mi interessava poi così tanto essere accettata, se per farlo dovevo essere qualcuno o fare qualcosa che mi faceva stare più male che a essere me stessa.
L'uscita "non penso di essere migliore degli altri, ma solo di essere migliore di te" detto alla stronzetta capobranco di turno, non ha aiutato a empatizzare nuovamente con lei.

In questo telefilm c'è inoltre il concetto di diverso/mostro/reietto... come se tutti quelli che sono un po' introversi rientrassero in quel mondo, come per consolare il fruitore come se fosse diverso, alla fine rientra per forza in quelle categorie. Banalizzante.
Nelle precedenti edizioni degli Addams (non è possibile non fare il collegamento) è vero: esistono streghe e strane sopportazioni al dolore (nonché l'unico vero elemento "soprannaturale" che è mano), ma gli incanetesimi e le stregonerie non siano propriamente vere.
Ma soprattutto: perchè se loro sono veri stregoni, prima di mandarla nella scuola di "reietti" non la mettono subito lì? Sarebbe stato più giusto, soprattutto se lo avevano fatto loro stessi e che ne erano così entusiasti.
Ne avevo altre sull'ambientazione, ma ora non me ne vengono in mente.

Comunque, se proprio volete qualcosa di ambientato in una scuola con dei reietti (e pure un po' di noir che non guasta) allora è molto meglio guardarsi "La scuola dei Misteri" (El Internado: Las Cumbres) dove i disadattati sono ragazzi normali con parecchi problemi e vivono in un collegio/lager dove i ragazzi vengono travolti da una serie di situazioni pericolose. 
E l'ambientazione è decisamente più figa (quante perle ha la Spagna?!).
Quello è un telefilm con una struttura.




Poi c'è il concetto base: com'è possibile che la nuova arrivata, più che mai sfigata, è alla fine il dilemma amoroso del figo della scuola?
L'attore che fa Gomez poi è osceno.

Non ricordo le altre critiche generiche... passiamo al resto. Prima della metà della serie avevo capito chi era il cattivo principale, poco dopo la metà chi era il suo braccio destro.
Sono un po' irritata da questa banalizzazione delle storie che fa tutto troppo semplicistico. Rasentiamo il patetico. Come potete dire che la storia sia bella? Le persone che dicono che è bello, lo fanno SOLO ed ESCLUSIVAMENTE per l'estetica dei personaggi.
Un mio amico, ad esempio, è estremamente attratto da Mercoledì (che la reputa conturbante), tanto che ora mi ha impedito di fare le trecce da ora in poi, o per lo meno quando lui è nei paraggi - cosa che faccio spesso - e se il telefilm fosse uscito prima di Halloween, sarebbe stato il suo massimo desiderio: tutte le ragazze sarebbero state tutte travestite così.
Sono piuttosto sicura che in molti hanno pensato la stessa cosa.
Il finale è quantomeno irritante: con l'ennesimo stolker anonimo che comunica con messaggi anonimi tramite smartphone... da Pretty Little Liars in avanti, è uno stratagemma quasi obsoleto. Sicuramente abusato.
Potevano decisamente evitarlo.

Comunque sì: tutti abbiamo pianto per Mano.


THE BAD GUY

Una serie che invece mi ha piacevolmente colpito è stata The Bad Guy e non l'avrei detto. La motivazione è solo una: NON mi piacciono i telefilm dove si parla di associazioni a delincuere, soprattutto se malavitose. Non mi è mai piaciuto I Soprano, ho evitato sistematicamente Gomorra. Non sono il mio genere e non lo saranno mai (spero). 
Stavo lavorando quando ho fatto partire per caso The Bad Guy; ho deciso di far passare il primo episodio, ripromettendomi di cercare altro subito dopo, solo per poter lavorare in santa pace senza distrarmi molto. E' finita che mi sono fatta una maratona. Il tormentone "Balduccio Remora, cugino dell'America... del sud, ma tu chi minchia sei?" è favoloso. Lo ripetono in varie versioni e ci sta tremendamente.
La storia è molto lineare: Nino Scotellaro, è un magistrato in lotta contro la mafia, in particolare è ossessionato dal catturare il boss latitante Mariano Suro, colpevole tra le altre cose ad aver assassinato il padre della moglie, altro magistrato a cui lui era fortemente legato.
Accusato ingiustamente di corruzione, viene "incredibilmente" condannato. Dopo 5 anni si salva incredibilmente dal disastro del Ponte sullo Stretto di Messina (per cui avrebbe preso tangenti) e da lì comincia a spacciarsi per tale Balduccio Remora con l'unico scopo di uccidere il suo arcinemico.
La storia è incalzante, i personaggi sono ben delineati e nulla è particolarmente esagerato. 
Ho addirittura ripreso dei pezzi, mentre li vedevo per poter leggere i sottotitoli quando il dialetto mi riusciva caustico (e da lombarda di origine non siciliana posso dire che poteva capitare) pur di non perdermi parti dei dialoghi per paura di perdermi pezzi che potevano risultare importanti.
Ho trovato quasi stucchevole e fazioso voler mettere un'omosessuale nella storia, ma alla fine è un neo a cui si può sorvolare.

In generale la recitazione è davvero buona e il ritmo è perfetto. Temo il cadere di stile della seconda stagione, ma me l'aspetto.