Sherin Khankan è una scrittrice, attivista e Imam Danese.
Sherin Khankan è nata il 13 ottobre del 1974, ha studiato a Damasco e nel 2000 è tornata in Danimarca, sua Patria, dove ha conseguito il master in Sociologia delle Religioni e Filosofia all’università di Copenaghen.
I suo genitori sono due immigrati: lui rifugiato politico siriano, lei un’infermiera finlandese emigrata in Danimarca per lavorare.
Dai suoi genitori ha imparato principalmente un paio di cose, fondamentali e che sono a fondamento della sua vita. Suo padre, infatti, solava dirle che l’uomo perfetto è una donna (citando così il poeta Sufi Ibn Arabi) perché un perfetto musulmano (e uomo) deve, in realtà, cercare ad avvicinarsi all’ideale femminile, un’idea progressista che gli ha dato grattacapi nella sua terra d’origine e che lei ora applica nella sua vita di tutti i giorni; da sua madre ha imparato il pensiero che i figli devono essere liberi di crescere nella libertà di essere quello che sono e lei ora cerca di seguire questo esempio quando alleva i suoi quattro figli.
Nata da due personalità così diverse, figlie di culture così diverse, Sherin (da qui useremo il suo nome di battesimo per questioni pratiche) si sente e si definisce come figlia di due mondi, il cui obbiettivo è di conciliare gli opposti. Dopo aver deciso di abbracciare la religione paterna (amata perché suo padre le ha mostrato il lato bello della sua religione e non perché gliel’ha imposta) è un’attivista sui temi riguardanti la sua religione, dall’integrazione femminile all’estremismo, scrivendo numerosi testi su Islam e Politica.
Nel 2001, poco prima dell’attacco alle torri gemelle, ha fondato l’Association for Critical Muslims che promuove i valori progressisti dell’Islam.
Non solo, Sherin è la prima donna ad essere l’Imam di una moschea danese per sole donne, Moschea Mariam inaugurata da lei e altre donne nel 2016, ed è tra le poche guide spirituali femminili del mondo islamico contemporaneo. Da qui Sherin si batte per la valorizzazione delle donne nell’Islam e per la conciliazione tra tradizione e modernità, intenzionata a contrastare l’Islam radicale ed estremista creando un’alternativa alle figure patriarcali delle istituzioni islamiche a favore delle donne e della loro integrazione grazie alla rilettura del Corano in chiave più contemporanea.
Sherin si preoccupa di essere un esempio per le altre donne e stimolare un cambiamento all’interno dello stesso patrimonio delle tradizioni islamiche. Come consulente spirituale, lei ha voluto promuovere un luogo dove le donne musulmane possano pregare, confrontarsi, trovare confronto senza sentirsi estranee o giudicate.
Un esempio è quello del velo: Sherin non lo indossa se non durante la preghiera. Il velo infatti (e non solo nella tradizione islamica) è una metafora per la modestia e quindi spetta ad ogni donna il diritto di interpretarlo come più le si addice ed è per questo che lei è intenzionata difendere il diritto di ogni donna di decidere come, dove, quando e soprattutto se indossarlo.
Come Imam lei stessa non pensa di essere contro la sua religione: a una donna infatti non è vietato esserlo neanche seconde la religione islamica canonica, semplicemente non è ben vista dai tradizionalisti, visto anche che nelle moschee di solito le donne hanno uno spazio separato (e/o retrostante) da quello degli uomini (personalmente conoscevo un musulmano che diceva che dovevano stare dietro per evitare che venisse loro guardato il culo, giusto per far intendere quanto è salda la fede di un uomo o quanto più essere patetica la scusa) e molte di loro pregano a casa (per volontà propria o altrui). Nei fatti, alle donne è proibito essere un Imam don dal Corano, ma dalla decisione di un Califfo del VII secolo: anche l’ultima moglie di Maometto, Aisha, guidasse la preghiera e fosse consigliere spirituale dei fedeli (praticamente, come è successo a noi donne cristiane, solo che noi abbiamo avuto un Papa a deciderlo).
Nella Moschea Mariam celebrano matrimoni misti e hanno stabilito quatto regole base:
- La poligamia non è permessa
- Il diritto di divorziare è anche delle donne
- In caso di violenza fisica o psicologica l’unione è nulla
- Nel divorzio le madri hanno uguali diritti suoi figli.
La sua speranza?
«Vorrei che le donne avessero più voce nell’Islam, è anche un modo efficace di combattere l’islamofobia, perchè l’Islam non sarebbe più visto come una cultura maschilista e oppressiva. Ma il vero sogno è creare un network femminile per il dialogo religioso. Stiamo organizzando un incontro per il 14 settembre tra religiose cristiane, musulmane ed ebree, per dimostrare che è possibile capirsi. Credo che le chiavi della pace stiano nelle mani delle donne».
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