giovedì 26 novembre 2015

Perle rosa... irriverente

http://rosascioccato.blogspot.it/

martedì 24 novembre 2015

Un altro giorno alla memoria

Non mi piacciono i giorni "dedicati a".
Puliscono le coscienze sporche.
L'olocausto in primis: insomma! Fai una strage e poi chiedi scusa un solo giorno all'anno?
Devi applicarti perché questo non succeda più, non fare ammenda per mezzo minuto, sentirti un gran bell'essere umano perchè lo fai e poi passi ad altro.
Lo stesso è sulla violenza sulle donne.
Picchi una donna, le chiedi scusa e passi ad altro. Sì, un altro ceffone.

Il problema principale che poi abbiamo qui in Italia è l'omertà.
Lo sai, ma non lo dici.
Lo sai, ma lasci in sospeso, al massimo mezze parole, giusto per fare il figo "che sa", infatti i fighi non prendono mai mezza responsabilità.
Mezze parole buttate al vento, solo perchè si ha il fiato per parlare.

Poi c'è lo stigma sociale. Parli, esprimo opinioni, non va bene.
Soprattutto se sei una donna.
Devi compiacere e essere maschilista, riconoscere la superiorità degli uomini e accettare di non essere nessuno.
Meno di un essere umano.

In fondo abbiamo conquistato l'anima dopo 15 secoli di pentimento e prostrazione davanti a un crocefisso.

Davanti a un uomo dobbiamo ancora farlo, se no non siamo considerate.

Che poi non è essere considerate.
E' essere in vetrina.

Se poi apri la bocca, non vogliono che tu faccia altro che... beh, lo sappiamo no.

Ma fino a quando ci saranno donne che lo accettano e, soprattutto, pretendono che anche le altre donne lo accettino.
Il giorno del "mi dolgo, ma domani è un altro giorno uguale agli altri" rimarrà un giorno per l'ipocrisia di chi vuole lavarsi le mani sporche di sangue.

mercoledì 18 novembre 2015

Simona e la lunga storia d'amore (IV parte)



Il concerto era stato davvero bello.
Lei, le sue amiche, Rosa e Stella, e tanta gente.
Soprattutto tanti amici. 
Un casino come pochi, anche se in fondo il concerto non era di un gruppo particolarmente amabile.
Simona si era spesso chiesta che fine avessero fatto Roberto e il loro amico, ma se doveva essere sincera si era divertita così tanto che non se n'era preoccupata molto.
Erano arrivati separatamente (visto che lui era rimasto d'accordo con altri amici di arrivare prima per mangiare) e lei li aveva raggiunti portando, a sorpresa, le sue amiche ignorando la faccia irritata di Roberto appena aveva posato gli occhi su Rosa.
Forse perchè negli ultimi mesi, quando lui non aveva voglia di uscire lei rispondeva:
<< Ok, allora raggiungo Rosa. >>
Ma non era colpa di Simona, se Rosa dopo aver chiuso il bar, a qualunque ora fosse, era disposta a rimanere fuori e andare a sua volta per locali, mentre Roberto non voleva muoversi neanche a pagarlo oro per la maggior parte dei fine settimana.

Cosa avrebbe dovuto fare? Starsene chiusa in casa a guardare la tele?
Non era mai stata il tipo e non lo era mai stata.

Che poi il concerto li avesse visti separati, non era di certo colpa sua, nè lei l'avrebbe mai reputato a Roberto. Anche con le altre per qualche momento si era persa, ma la sua altezza permetteva alle amiche di scovarla nel bel mezzo della folla e anche se non l'avessero fatto, sapevano perfettamente di poterla raggiungere alla prima pausa o appena finito il concerto.
Le era sembrato ovvio che Roberto non avesse fatto come le sue amiche.

In fondo era un uomo.

Sarà per quello che, appena la musica aveva cessato definitivamente di girare per l'aria, non si era subito chiesta dove fosse, limitandosi di guardarsi attorno.
Fu quando la folla si era diradata che cominciò a pensarci seriamente, smettendo qualche volta di parlare con gli amici appena trovati.
<< Dov'è Roberto? E' da un bel po' che il concerto è finito, io non lo vedo da nessuna parte. Magari è riuscito ad andare dietro il palco? >> chiese Rosa capendo perfettamente quali domande le stavano scuotendo il cervello.
<< E' vero... non lo vediamo da un po'. Magari è alle bancarelle a vedere i vinili di cui ci parlava quando siamo arrivate.... >> Commentò Stella guardandosi attorno a sua volta.
In tutta risposta, Simona tagliò la testa al toro: prese il cellulare e lo chiamò.
Stella e Rosa l'ascoltarono parlare brevemente la conversazione:
<< Ciao, dov'è che sei? >> disse << Io sono all'entrata con Stella e Rosa. Vi stiamo aspettando. Come? Ah... Ok. >>
Quando mise già le guardò, quasi stordita.
<< E' alla macchina. >> disse << Ha detto che stava giusto per salire in macchina e tornare a casa. >>
<< Stai scherzando? >> disse Stella guardandosi alle spalle, dove c'era l'immenso parcheggio dove anche loro avevano trovato posto.
<< No. >>
<< No, dai, impossibile. Sarebbe venuto almeno a salutarti. >> continuò Stella.
<< A quando pare no. >>
<< Ma no, che stronzo! >> disse Rosa.
<< Ma infatti! >> convenne Stella << Simona? Da quanto ci conosciamo? Dieci anni? Fuori dai denti, te lo ripeto. Mollalo. Da quanto te lo dico? Undici anni? No, sul serio, non si lascia la propria fidanzata da sola senza salutarla, manco se è con delle amiche! >>
Lei tacque.
<< Stella? Sai quante volte glielo dico io? Almeno una a settimana. Tipo ogni volta che gli da buca. Simo? Va bene, gli vuoi bene. Va bene, è un bravo ragazzo. Va bene, ci stai da tanto tempo... no aspetta. Appunto perchè ci stai da tanto tempo, mi spieghi perchè dovevi chiamarlo tu se è lui che se ne sta andando? Manco un messaggio? Cos'è? Quando pensava di dirtelo? >>

Simona non rispose.


In fondo, che doveva rispondere?

sabato 7 novembre 2015

Parla la Bloggher: sono nel silenzio involontario

Ciao a tutti,
quei pochi che sono già passati di qui un tempo, penseranno:
"Ma va? E' ancora viva?"
Ebbene sì, lo sono.
Sono solo molto impegnata, ma non per colpa mia.
Più o meno.
Dovrei organizzarmi meglio in fondo, no?
Stanotte però non riuscivo a dormire...

Pensavo a Chiara Insidioso e alla dignità che le hanno tolto.
La cosa più squallida è che non gliel'ha tolta l'uomo che la resa un vegetale, ma gli uomini che hanno diminuito la pena a quest'ultimo.
Come se 20'anni fossero pochi per quel...



scusate, ma non riesco a trovare un termine adeguato, ma solo CRIMINE.

Chiara, perla rosa, ave a te.