Sara non aveva un elevato numero di amici.
O meglio.
Ogni lavoro, comportava nuovi amici.
La fine del liceo aveva comportato la perdita di alcuni di loro.
La fine dell'università altrettanto.
Negli ultimi 3 lavori aveva conosciuto molta gente, ma nessuno di loro era ancora definibile un amico (se non su facebook) tranne per tre o quattro ex-colleghe, licenziate come loro per esubero di personale (e sostituite da tirocinanti sfruttate e non pagate).
Poi c'era Romeo.
L'aveva conosciuto a un corso d'Inglese e dal primo momento aveva capito alcune cose fondamentali su di lui:
- Un nome del genere era del tutto sbagliato con un uomo poco galante come lui, per quanto fosse sempre un signore con il gentil sesso, visto che l'unica cosa romantica che aveva era la perfetta pronuncia francese, data dall'averci vissuto tutta la sua infanzia.
- Aveva necessariamente bisogno di un incontro con Enzo Miccio per evitare di mettere dei pantaloni ascellari di 3 taglie superiori alle sue e pensare che quella fosse eleganza. (Insomma! Era cresciuto in Francia, non in Germania! Come poteva avere un così pessimo senso estetico?!)
- Aveva un'anima delicata da artista, per quanto fosse un ingegnere.
- La sua cantina era piena di vini spettacolari, ma in fondo, da uno cresciuto in Francia...
Finito il corso, Romeo era l'unico con cui si era sentita, per quanto gli altri fossero oggettivamente più brillanti.
Romeo sapeva ascoltare ed era sempre disponibile a dare una mano.
Era vedova da qualche mese e con una tresca odiosa alle spalle (con un uomo che l'aveva lasciata per la eiaculazione precoce, tra l'altro, come se fosse stata colpa sua! E non lo aveva neanche deriso come invece aveva fatto la sua amica quando l'aveva raccontato!) che le aveva lasciato solo amarezza, quando accettò l'invito a casa sua.
Si stava preparando ad andare quando sua sorella, l'Infingarda, le aveva messo la pulce nell'orecchio.
E se quello per lui era un appuntamento?
Con quel tarlo che la rodeva, arrivò fino al citofono di casa sua e per tutta la serata, continuò a fare allusioni sulla sua impossibilità emotiva di iniziare una qualunque relazione.
Riuscì a elencare tutti i motivi per cui al momento lei non voleva avere mosconi in giro:
- La sofferenza per il suo lutto
- Il fatto che nessuno (NESSUNO!) fosse riuscita a scuoterla dal torpore (aveva certo accuratamente evitato di parlare di Ejaculatio Praecox - come ormai la sua socia l'aveva soprannominato, assieme ad un numero sempre più inquietante di altri sedicenti Latin Lover)
- L'esigenza che aveva di sentirsi viva non era così forte da essere disperata da rinunciare alla sua nuova libertà (in fondo con EP voleva solo rilassarsi un po', certo non progettava un secondo matrimonio! Forse era un po' depressa, ma non disperata!)
- Ora vedeva tutti gli uomini come degli stronzi (vero: non avrebbe mai parlato a Romeo di EP, ma comunque non poteva non sfogarsi).
Lui aveva ascoltato in silenzio, gli aveva dato ragione. Anche per quel che lo riguardava, infatti, le ragazze che incontrava erano tendenzialmente delle amebe stupide che non sapevano ragionare col loro cervello.
Con il risultato che nessuno la attraeva davvero e lui cominciasse a temere di essere diventato gay.
La serata, con suo grande sollievo, si finì con un nulla di fatto ed era tornata casa brilla e sicura che Romeo avesse mangiato la foglia e che avesse capito che tra loro non ci sarebbe mai stato niente. Si compiacque anche con se stessa: l'aveva messa in modo tale da non fagli pensare di avere qualcosa che non andava o irritare il suo amor proprio.
Ci vollero due giorni prima che lui le scrivesse, lasciandola basita.
Scusa, Sara, ma l'altra sera ci stavi provando con me?
Lei lesse e rilesse il messaggio, prima di rispondere.
Sei ore dopo.
Insomma, va bene tutto, ma dire che non era emotivamente disponibile, voleva dire provarci, secondo lui?!
Perché, scusa?
La replica di Romeo non si fece attendere.
I discorsi che hai fatto. Erano così strani...
Sara confermò a se stessa una verità fondamentale: uomini e donne abitavano su mondi diversi.
NO. Veramente no. Provarci con te non era assolutamente nei miei pensieri. Anzi. Perché? Tu ci volevi provare quando mi dicevi che le donne che incontri in questo periodo non riescono a interessarti?
Lui rispose poco dopo.
No, infatti. Anche io volevo chiarire che non ero interessato. Ma poi oggi, mentre lavoravo, mi è venuto il dubbio...
A quelle parole, Sara scoppiò a ridere e si rilassò.
Di serate come quelle ne arrivarono altre, solo loro due, o con altri amici.
Sara era felice di averlo nella sua vita.
Il rapporto con lui era come quello che si poteva avere con un fratello, solo senza quella rivalità tipica che si ha con qualcuno con cui dividi lo stesso sangue e gli stessi genitori.
Il loro rapporto aveva solo due difetti.
Il fatto che non gli avesse mai presentato qualcuno di interessante (cosa purtroppo reciproca, visto che, ahimè!, o gli aveva fatto conoscere donne impegnate, o le sue amiche insensibili al suo cuore vecchio stile) e che non aveva ancora avuto il coraggio di dirgli che lo avrebbe accompagnato a fare shopping.
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