lunedì 13 aprile 2015

Simona e la lunga storia d'amore (III parte)




Rosa era diventata una sua amica col tempo.
Si erano conosciute al lavoro di lei: il bar che Simona frequentava ogni domenica con Roberto.
Era piccola, chiassosa e con la faccia da brava bambina che lei non aveva mai avuto.
Aveva visto uomini trattarla come i guanti o spiegarle le cose come fosse stata stupida.
Peccato che a lei non sembrava stupida. Magari vanesia, ma non stupida: lei li faceva parlare, bere e ancora bere.
Spendevano più quando c'era con lei che quando lei era assente.
Ed era per questo che lavorava lì nonostante tutti i ritardi che le capitava di fare.
Nella pura cortesia dei momenti passati in quel piccolo locale, si erano annusate e studiate nel massimo della cortesia che la situazione comportava.
Avevano cominciato a parlare sul serio quando, a un suo compleanno, lei era passata per festeggiare con Roberto e un paio di amici, giusto quelli che beccavano in quel bar.
Roberto era in ritardo quel giorno.
Non era passato lei a prenderlo quella volta: Roberto doveva fare un paio di commissioni con un suo amico e l'avrebbero raggiunta più tardi.
Rosa e Mauro, il proprietario del bar, l'avevano accolta con il solito sorriso gioioso e Mauro si era ricordato addirittura di farle gli auguri.
<< E' il tuo compleanno? Auguri!!! >> disse di rimando Rosa con un sorriso entusiasta.
Simona non potè che sorriderle di rimando chiedendosi perché le sue sorelle non le avevano mai sorriso così quando erano piccole.
Certo, neanche Rosa era piccola, ma visto che era 20 centimetri più bassa di loro, non poteva vederla in maniera diversa da una bambina delle scuole medie... anche se aveva appena finito il liceo.
<< Il tuo moroso capellone? Non viene? Festeggiate stasera? >> le chiese in automatico mentre le preparava il caffè.
<< Deve arrivare... ma lo conosco. E' con Enrico, un suo amico del gruppo, ha detto che arriverà tra un paio d'ore. >> rispose lei respirando profondamente l'aroma della miscela arabica nella sua tazzina.
In verità, Simona sapeva perfettamente che Roberto sarebbe arrivato tardi. Ma in fondo la cosa non le importava particolarmente. Se non fosse che era il suo compleanno... e parlare di Roberto cominciava a deprimerla.
Rosa fece palesemente finta di non accorgersene, tirando fuori una bottiglia di spumante.
I festeggiamenti andavano avanti da un'oretta abbondante e Roberto, in ritardo, non era ancora arrivato.
Simona, seduta al bancone del bar, sorseggiava il suo terzo bicchiere pensierosa.
Fu in quel momento che Rosa si sedette sullo sgabello al suo fianco.
<< Bello stronzo il tuo ragazzo, però. Al tuo compleanno arriva in ritardo? Cos'è? Non è lui al centro dell'attenzione e allora fa la prima donna? >> gli disse con un sorriso mieloso.
<< No... >> disse lei con poca convinzione.
Non serviva vedere l'alzata di sopracciglio di Rosa mentre lo diceva, lo sapeva benissimo che quello era uno dei pensieri frequenti che le erano venuti nell'aspettarlo.
<< Simona? E' uno stronzo. Doveva venire a prenderti, magari con una rosa, sicuramente con un bel regalo, e portarti qui per vedere quegli altri lì, se proprio dovevate, e poi portarti fuori a cena. >>
Simona non riuscì a ribattere.
<< Ammettilo che ho ragione. >>
<< E' impossibile. Lo vado a prendere io ogni volta. >>
<< No. >>
<< No? Non ci credi? >>
<< No, non ci voglio credere, anche se ha perfettamente senso. Però pensavo vi trovavaste al parcheggio qui vicino, vi facevate un giro e arrivavate qui per l'aperitivo. >>
<< No... se non arrivo io a prenderlo, non riesce a uscire di casa in tempo per l'aperitivo. >>
<< Sì... credibile. Immagino si faccia anche ogni sera le cento spazzolate per rendere i capelli lisci... li ha più belli dei miei. >> commentò lei facendo l'occhiolino di chi la sapeva lunga.
Simona rise.
<< No... quello no. Ma sì, ci tiene molto. Forse è solo un po' arrabbiato con me. In questo periodo le cose non vanno benissimo. >>
Dopo un attimo di silenzio, con lo sguardo fisso verso il suo bicchiere, continuò:
<< L'altro mese abbiamo discusso molto sul nostro futuro. Volevo ristrutturare casa di mia nonna e andarci a vivere, insieme a lui ovviamente, ma lui non ha voluto. >>
<< Da quanto state assieme?>>
<< Un po' di anni... >>
<< Del tipo?>>
<< Sei... quasi Sette. >>
<< Ah... >>
Rosa le riempì il bicchiere e se ne riempì un altro.
<< Purtroppo non posso farlo da sola perché non ho abbastanza soldi per ora, con tutte le spese di casa mia. >> continuò << E visto che ci sono rimasta male, lui ha cominciato a fare i capricci. Prima su cosa andare a mangiare, poi al telefono sul perché ho chiamato o non ho chiamato... e ha spostato a oggi l'acquisto di un ordine di cd che ha fatto in un negozio e dove doveva andare settimana scorsa... Si è anche lamentato all'idea di venire qui perché essendo sotto antistaminici ed essendo praticamente astemio, non potrà bere neanche mezzo bicchiere di spumante e avrebbe voluto portassi in giro lui e il suo amico.>>
Rosa bevve un altro sorso del suo bicchiere guardandola in silenzio.
<< E io di solito non parlo di queste cose, ma è il terzo bicchiere... e ora tutti sapranno i fatti miei. >>
<< Simona? Stai parlando con me, siamo tra donne e siamo solo in due. Qualunque presente in questo bar che potrebbe dar ragione a lui per pura idiozia è lì che gioca a calcetto o guarda gli altri pene-muniti giocare a calcetto. E mi ripeto. E' uno stronzo. Quando arriva posso trattarlo male? >>
Simona aprì la bocca per replicare, guardò tutti i suoi amici e il proprietario del bar in un angolo del bar a strillare come dei bambini davanti a Cristina D'Avena... o all'Uomo Ragno.
<< No... che poi mi da la colpa della cosa. Ci manca anche quello. >>
<< Sicura? Sono brava ad insultare e poi essendo una specie di bambola di porcellana, la gente non riesce a capacitarsi che possa essere anche la stronza che sono e rimane spiazzata. Sarà che io sorrido sempre... di solito io sono tipo insulto i clienti, ma fuori di qui prendo le misure tipo il pitone, hai in mente? Ti si piazza affianco, vede se può mangiarti, poi ti stritola e ingoia tutto. Io uguale. >>
<< Chi ingoia? >> chiese Mauro alzando la testa ridendo come un bambino che ha appena sentito una parolaccia, seguito dai suoi compagni di giochi.
<< Tu! >> rispose lei ammiccando e facendo ridere tutti.
<< Tu non sei stronza. >>
<< Tu mi sei simpatica, è per quello che non lo sono E poi Mauro mi ha messo il veto... >> disse lei stiracchiandosi << E lui non lo prendo in giro solo perché è il tuo ragazzo... anche se vi chiamo la coppia invertita. Perché fai quella faccia? Oh... sono la prima che ve l'ha detto? >> 
<< Sì. >>
<< Cavoli... E perché? Mica fai paura... ed è una battuta così palese che mi sembra ovvia... e comunque, scusa, ma non chiederò scusa per questo. E' vero e ti giuro che non sono l'unica che lo pensa... All'inizio pensavo fosse il tuo amico gay, poi Mauro mi ha detto che stavate assieme... da qui la coniazione del termine. E poi dai... state assieme da anni, preferisce stare a casa con mammina, piuttosto che andare a vivere con te, ma tu non puoi rimanerci male? Il minimo che, come donna, io posso fare è prenderlo per il culo sulla sua virilità. >>
Susanna aprì la bocca per replicare quando al porta si aprì.
Rosa saltò giù dallo sgabello.
<< Macciao! >> disse lei con un sorriso zuccheroso << Sei arrivato! Stavo giusto discutendo con Simona se chiamare la polizia, i vigili del fuoco o uno spogliarellista per festeggiare. >>
Alla parola spogliarellista tutti i ragazzi attorno al calcetto alzarono all'unisono la testa.
<< Dove?! >> chiese Mauro con fare tra il goliardico e l'assatanato.

A ripensarci, ad anni di distanza, Simona non poteva non pensare che in fondo Rosa fosse più simile a lei di quanto avesse mai pensato all'inizio: anche con lei le persone davano giudizi fermandosi sul superficiale ed era una cosa estremamente consolante.

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