domenica 1 gennaio 2017

Storia di mille e una vita.

rosascioccato.blogspot.com


Quando sua sorella si era ammalata la prima volta non c'era niente da temere. Era qualcosa che capitava e che la radioterapia avrebbe messo ko.
Dopo 6 operazioni e tre anni di calvario non ne era più così sicura.
Soprattutto perchè ci sarebbe stata l'ennesima operazione.
Una merda di operazione, per intenderci.
Mastectomia per ambo i seni.
Rita aveva respirato profondamente e non aveva detto nulla, mentre l'ira e il terrore stavano prendendo il sopravvento su di lei.
Loredana, dal canto suo, sembrava prenderla con molta più tranquillità. Ma non era così.
La cosa che Rita odiava più era il senso di impotenza. Non tanto per la malattia: se non si ha il complesso di Dio (e quindi non sei un dottore) non ti urtica quello, ti urtica piuttosto il non poter fare niente per il dolore, quando le placche di metallo si strofinano sul torace della tua sorellina impedendole dei movimenti decenti, o i drenaggi che non si riescono a gestire.
Poi la batosta finale.
Consigliano un piccolo ciclo di chemio, così per essere sicuri.
Certo, perchè dopo aver perso una delle due cose che ti fanno sentire donna (e non come appagamento dell'uomo, ma proprio come parte di un'identità, cosa che succede quando cominci a svilupparti... una cosa che nessun uomo potrebbe mai capire), perchè non perdere l'altra cosa che caratterizza la tua identità?

Poi c'è quell'assillante timore che non sia così che dovrebbe andare. Non per qualcosa di cosmico. No è il timore che i dottori facciano quello che facciano non per salvare la vita, ma per avere soldi dallo stato.
Quante volte lo senti in televisione? Non parlano mai delle cose belle, solo delle cose scandalose.

E Rita? 
Rita cosa doveva fare?
Fidarsi. Come tutti del resto.

Forse doveva solo cominciare a pensare in rosa.
Non è, in fondo, il colore dell'ottimismo?

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