A quelle parole Rosa alzò la testa e, ad occhi sgranati, guardò l’uomo dall’altra parte del bancone. Non guardava lei, ma il suo capo che, serio, guardava il suo amico/cliente.
<< In che senso, scusa? Ti sei innamorato di una di quelle? >>
<< No… è che… >>
Rosa alzò gli occhi al cielo e scuotendo la testa si rimise a sistemare i bicchieri appena tirati via dalla lavastoviglie.
<< Vedi… >> continuò l’uomo a voce più bassa, ma non così bassa perché potessero sentirlo tutti gli avventori del locale che, per sua fortuna, al momento risultavano essere lui e un ragazzetto con gli auricolari nelle orecchie << L’altra sera ero lì, in macchina con questa puttana, no… >>
<< Quella fidanzata? >>
<< No. >>
<< Quella di cui ti sei innamorato. >>
<< No. >>
<< Ma allora chi è sta puttana? >>
<< Una di quelle sul provinciale, carina… >>
<< Lo sono tutte. >>
<< Lo so, ma… mi fai finire?! >>
<< Sì, scusa. >>
Rosa scosse la testa e decise di appoggiarsi con il fianco al bancone e, incrociate le braccia, mettersi ad ascoltarli con il sopracciglio alzato di chi sì, vedeva due imbecilli parlare di cui non dovevano parlare, visto che palesemente si imbarazzavano.
<< Dicevo, ero lì con questa puttana, no?, ed a un certo punto >> Rosa non potè non chiedersi a che punto fossero, ma sorvolò dal chiederlo << vediamo una sua amica che discute animatamente con un tizio. >>
<< Il protettore? >>
<< No. Fammi continuare. ‘Sti due urlano, lei gli tira pure un paio di borsettate sulla portiera dell’auto e… beh, cose simili, no? E io, guardo la… la tizia che avevo seduto affianco, la mia amica, no, hai capito? >>
Amicissima, proprio.
<< Sì ho capito. >> rispose Mauro con sguardo impassibile.
Rosa non potè non chiedersi come facesse.
<< Eh, io la guardo e le chiedo se non dovevo avvicinarmi per vedere se avesse bisogno di una mano. Insomma… sembrava davvero… messa male… >>
Rosa alzò gli occhi al cielo. Anche senza considerare che una donna, se si prostituisce, è messa male a priori, davvero crede che le persone si persuadano che lui avrebbe il coraggio di andare da una donna per assicurarsi che stesse bene?
<< E l’hai fatto? >> chiese senza nascondere una nota di sorpresa Mauro.
<< No, no… le mia… amica… mi ha detto che non serviva. Era tranquilla, credo che sapesse di cosa parlava. Infatti mi ha detto: “Tranquillo, quello è il suo fidanzato. Deve averlo visto con un’altra in macchina, come al solito. Lo fanno spesso: lei si arrabbia, fa una scenata, piange, urla, poi lui la picchia e fanno pace.” >>
<< Apperò. >> disse Mauro scuotendo la testa lentamente quasi stesse riflettendo su quelle parole.
Rosa sentì un brivido di rabbia percorrergli la schiena.
L’uomo, continuò:
<< No, cioè, hai capito? Quello era il fidanzato. Ma come fai a stare con una puttana, scusa? >>
Come ci stai tu? No, perchè poi si sa, una puttana non può essere amata: è una donna e deve solo essere scopata, eh?
<< Immagina la scena: lei torna a casa la mattina e tu sei lì, a casa, no? >>
<< Beh, sì certo. >>
Ovvio, perché devi sapere quanto ti ha fatto guadagnare, no?
<< E se vuoi scopare? >>
Ovvio, perché magari lei è stata picchiata malmenata e altro, ma tu hai i tuoi bisogni.
<< Beh, sì… no. Non ho capito. >>
<< Cioè, se tu vuoi scopare e lei non ne ha voglia… >>
Perché è impossibile che se una non fa la puttana non ne abbia voglia a guardarti in faccia, of course.
<< Beh… eh… eh-eh… >>
Rosa alzò gli occhi al cielo. Sapeva che cosa stava per dire Mauro “è una puttana in fondo. La paghi e te la dà”, prima di focalizzare che in fondo parlava di una che era anche una "fidanzata".
<< E se ti dice “no, dai… ora no”? >>
<< Beh… eh… eh-eh… >>
<< E se ti dice “sono stata con una ventina di uomini e uno l’aveva talmente grosso che sono sfondata?!” >>
<< Beh… eh… >> Mauro bloccò la risata a quel pensiero.
L’incubo di ogni uomo. La morosa che va con uno con un cazzo enorme e che gliela sfonda… L’orribile orrore del contesto generale è troppo difficile, eh? In fondo è solo una donna.
<< Non credi che… beh, faccia perdere la poesia? >>
Rosa sentì l’impellente esigenza di urlare.
Urlare e picchiarli a sangue.
<< Insomma… e poi come fa uno a sopportare che la sua morosa scopi con altri tutte le sere? >>
<< Forse non...>>
<< O forse ne è il magnaccio? O che non dovrebbe parlare di fedeltà se va’ a sua volta – e va, perché se ti metti in prima persona ti ricordo che sei sposato – a puttane allora non dovrebbe parlare di fedeltà? E che la morosa non è lì solo per soddisfare il suo ben piccolo bastoncino tra le gambe? Anche perché se no perché pensare a uno che la sfonda, quando rispetto a lui sicuramente tutti possono farlo? O pensate di essere voi quei superdotati? Ma per favore. >> rispose alla fine Rose acida, interrompendo i ragionamenti beoti dei due.
I due si girarono e in un attimo capirono che era sul piede di guerra. Per lo men Mauro: l’altro aveva capito di non essere stato abbastanza discreto e che… beh, l’aveva sentito una donna.
L’uomo cercò inizialmente di bofonchiare delle risposte che aiutassero la sua tesi, ma nel giro di una decina di minuti era uscito dal bar, lasciando Mauro da solo con Rosa sul piede di guerra.
Il silenzio calò e la tensione fu palabile tanto che anche il ragazzo seduto al tavolo tolse un auricolare e si mise a guardarli con la coda dell’occhio chiedendosi se era meglio andare via o no.
Rosa continuava a fissare il capo aspettando che dicesse qualcosa, pur sapendo che era quel genere di uomo che no, non avrebbe parlato. Piuttosto si sarebbe ucciso.
<< Che ci vuoi fare… >> disse in fine lui.
<< Stai scherzando? >> sibilò lei.
<< No, dai, Rosa, le tue uscite femministe no. >>
<< Come la mia felpa della H&M: il femminismo, quella radicale idea che la donna è una persona, eh? Devo davvero continuare? Che poi non è femminismo se sono cosciente delle mostruosità che ha detto e che tu avvaloravi: dall’idea che lui potesse andare davvero a vedere che lei stesse bene, a quella che quello non fosse il suo magnaccio, o che… >>
L’uomo alzò le braccia e gli occhi.
Lei gli tirò una spugna.
Nota dell’autrice:
Per chi pensasse che questo racconto fosse del tutto inventato, assicuro che non lo è, argomentando che, addirittura, mi sono ritrovata a sentire in più versioni questi quesiti posti dagli uomini. Non solo, in fatti, mi hanno riferito della conversazione qui narrata con un po’ di fantasia”, ma in effetti la fantasia che ci ho messo non è coi così fantasiosa: io stessa sono stata la persona a cui l’hanno chiesto e la mia risposta è stata una difesa del concetto di donna e contro l’oggettivazione della donna (da qui le uscite femministe).
Colgo l’occasione per rimandare a questa lettera aperta di Tanja Rahm).
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