Era un po' di tempo che non scrivevo su questo blog. Sono successe tante cose e sinceramente avevo poca voglia sia di comunicare che di fare altro.
Ho letto qualche libro che ho deciso di condividere e che per questo ho fatto la bozza di un post.
La cosa che mi ha ha di più interessato E che ora voglio condividere però è un caso che sta interessando proprio come me parecchia parecchia gente. Ebbene sì parlo del Caso Garlasco.
Non sono un’amante di quello che viene chiamato True Crime. Devono essere vecchi di un secolo, per interessarmi, perché spesso noto solo lo squallore della vicenda. Mi interesso solo se questo crimine è un effetto dei crimini di stato, dei colletti bianchi e se parlano del marcio di quella parte della società che detta le regole ma non le segue (magari ci farò dei post) oppure si tratta di discriminazione di genere. Tutto ha una base ben precisa: voglio un mondo migliore e i crimini legati alle ingiustizie sociali sono per me la fonte di non tutti, ma della maggior parte dei mali del mondo.
Visto che per forza non voglio fare le cose normali, non tratterò direttamente da questo argomento, ma di tutta la melma che ci sta attorno.
Voglio però specificare, con questo articolo, come mi sono avvicinata a questa storia e cosa mi interessa davvero, perchè anche nel Caso Garlasco c’è qualcosa di sociale, in particolare della comunicazione che ne viene fatta e che, lo so, come me irrita molte persone.
Perchè in ogni media: dal giornale, alla televisione, fino ad arrivare ai nuovi media (YouTube podcast vari, e mi sa anche Tik Tok) spesso sono vettori di un messaggio troppo di parte e che allontana dalle vere questioni: l’omicidio di Chiara e il mal costume delle autorità.
Ma per prima cosa, voglio raccontarvi il mio personale antefatto: come mai sono tra i milioni di italiani che segue questo caso.
Premessa ovvia, ma che a quanto pare bisogna sempre esplitarla: tutto quello che leggerete non è da intendersi come un’accusa o una diffamazione nei confronti di nessuno, ma è solo la personale rappresentazione di come ho percepito la vicenda (e come me, anche molti altri) e quindi se volete che ci sia un’accusa, allora è nei confronti dei media e di chi, a qualsiasi titolo, ha distorto o falsificato la realtà.
Ma ora partiamo dall'inizio: quali furono le mie impressioni all’epoca dei fatti e quello che ricordo.
Io, del 13 agosto del 2007 io non ricordo nulla.
Avevo 22 anni e probabilmente (visto la data in questione) ero a casa da sola, in Lombardia.
Come e quando venni a conoscenza dell’omicidio di Chiara Poggi, non lo ricordo, so solo che, certamente, non ebbi paura a rimanere a casa da sola.
Ricordo che si parlasse di un delitto “da vicinato”, ovvero che l’assassino fosse un vicino con cui Poggi ebbe una discussione. Anzi, non un vicino: una vicina. Perché le prime indiscrezioni affermarono proprio che a commettere questo omicidio fosse una donna con cui la vittima litigà anche con un toni piuttosto accesi.
Ricordo ancora reputai la cosa piuttosto verosimile: di vicini che ti fanno montare un bel po’ di rabbia ci sono ovunque e, soprattutto se hai vent’anni e il tuo vicino ha l’età per essere un tuo genitore, spesso usa atteggiamenti saccenti in cui pretende non solo di sapere tutto della vita e di esserti superiore per intelligenza e moralità, ma pensa anche di avere il diritto di ordinarti di fare quello che vuole pure in casa tua.
E quindi sì: io me la immaginai mandare a quel paese la vicina che la uccise per lesa maestà.
Sbagliavo? Sicuramente, ma nessuno sa ancora con chi e perchè lei avesse litigato in quei giorni.
Un’altra cosa che ricordo è legata a un servizio di un telegiornale che mostrava varie foto di repertorio, principalmente del funerale.
Parlo di immagini di repertorio, perché Chiara Poggi fu seppellita il 18 dello stesso mese, ma in quei giorni i miei genitori erano sicuramente ancora in vacanza e io, quel servizio, lo vidi con mia madre.
Rimasi colpita da due mie coetanee bionde che se la ridevano complici davanti alle telecamere. Ricordo ancora cosa commentai: che erano delle amiche di merda: più esaltate dalla presenza dei giornalisti che della morte dell’amica (avevano fatto vedere il funerale quindi dedussi che fosse in quell’occasione, ma che fosse durante il funerale o no poco importa: era squallido allora ed è squallido anche ora).
Mia madre commentò che non erano delle sue amiche ma le cugine.
Io sorrisi e dissi, col tono di chi la sa lunga:
“Allora sono state loro. Sicuro!”.
Lei mi sgridò dicendo che non sapevo di cosa parlassi e che era impossibile. Io ribadii la mia tesi e non mi mossi da quell’idea.
Perché, capiamoci, so di cosa parlo: io ho delle cugine, ne ho molte, e sono per la maggior parte delle merde, che ti venderebbero per poter fare un servizio orale al ragazzo e sentirsi gratificate nell’essere preferite a te, che fanno di tutto per sminuirti perché per loro è l’unico modo in cui si possono sentire davvero bene (spero che ora abbiano fatto un percorso di psicoterapia, anche solo per i loro figli). Però, per quanto io possa avere una bassa stima di queste mie parenti, sono assolutamente sicura che se avessero ammazzato una qualunque di noi (per quanto spostano sentirsi superiori e fighe) non si presenterebbero mai in quelle condizioni. Non sorriderebbero con compiacimento alle telecamere, parlando come se la vittima in questione non fosse una loro parente.
Le cugine di Chiara (che non distinguo e non m’interessa distinguere, se non quando tratterò dell'alienante narrazione che viene fatta su queste due) hanno mostrato un totale disinteresse davanti alle telecamere, senza un qualunque sentimento affettivo nei confronti della cugina. Era vero? I retroscena di chi si parla ora mi farebbero pensare che non era proprio così, perché ci sono delle piccole attenuanti. Attenuanti che non le scagionano del tutto, ma delle attenuanti.
Mi ripeto, per quanto io abbia una bassa, bassissima!, opinione sulle mie cugine (anzi: ci piazzo pure i cugini) un comportamento del genere sarebbe ben lontano da quello delle Cappa.
L’ultimo ricordo del periodo riguarda l’arresto o, comunque, le accuse rivolte ad Alberto Stasi. Quello che chiamavano Il biondino dagli occhi di ghiaccio, ma che a me sembrava soltanto un mammone figlio di papà, col culo moscio e soprattutto lo sguardo di chi non era riuscito a dormire la notte perchè è in ansia per un esame.
Probabilmente avrò pensato che tra un fidanzato del genere (piusttosto scialbo e inutile) e quelle cugine orribili, la ragazza era messa davvero male.
Ma l’ho mai visto come colpevole? No.
Non seguii particolarmente le indagini, la mia vita mi bastava per non dover sentir parlare dell'ennesima Mary Sue, così pia da diventare martire della Chiesa Cattolica.
Quando parlarono della condanna di Stasi, io feci solo la faccia di chi dice: “Boh, sarà…”, ma poi proseguii con la mia vita.
Il mio ricordo poi passa a qualche anno dopo, quando, in treno, l’algoritmo di google mi propose un articolo il cui titolo diceva che, se non sbaglio, parlasse di un amico del fratello, nuovo probabile indagato e ex-amore (ma forse non tanto ex) di Chiara.
Era un articolo breve, che parlava di come fossero spuntati fuori degli indizi che attenzionavano un nuovo probabile assassino, un amico del fratello di Chiara Poggi.
Nell’articolo si affermava che Chiara Poggi e Andrea Sempio avessero avuto una sorta di relazione prima che lei si mettesse con Alberto Stasi e che lei stesse riallacciando i rapporti (o per lo meno qualche contatto sporadico) con lui.
Lo descrivevano come un ragazzo sportivo che insegnava arti marziali e che da come era impostato l'articolo sembrava che all'epoca dei fatti avesse 28 anni.
Pensai che, effettivamente, la cosa potesse starci: c’era una certa logica nel vedere la ragazza allacciare i rapporti con un amico del fratello, un ragazzo più grande che magari riuscisse a darle più attenzione del primino della classe ossessionato dai buoni voti con cui stava.
Sarebbe stata plausibile la possibilità che, rivisto per caso l’amico del fratello (che a 28 anni magari viveva già fuori casa) questi ci avesse provato (Chiara Poggi non era certo brutta) ma che lei, magari dopo essersi goduta qualche lusinga, avesse comunque preferito il fidanzato e da qui si poteva ricadere al classico femminicidio. La foto di repertorio lo mostrava come il classico cazzone con un mega ego e l’arroganza dell’uomo che non vuole chiedere mai e a cui tutto è dovuto (se poi ora si sentono i suoi monologhi nelle intercettazioni… non sbagliavo particolarmente).
Quando di recente ho scoperto che era un diciannovenne, mi sono stupida. Non nego la probabilità che lessi male l'articolo e quindi scambiare l’età, ma trovai subito alquanto inverosimile che lei, di 26 anni, intrecciasse dei rapporti con un ragazzino di 19. A 26 anni, non presti attenzione a un adolescente che ha appena finito il liceo, se non per quello che è: un ragazzino ancora sporco del latte materno e che ha ancora il coprifuoco. A 26 anni (e io li ho avuti) ti può interessare un neo maggiorenne solo se sei tanto bello da essere impossibile non notarlo. E no, Andrea Sempio non rientrava in quella categoria di ragazzo.
Tre o quattro anni fa, poi, mi capitò di rimanere un sabato pomeriggio a casa senza, nulla da fare se non accendere il televisore intrattenendomi con zapping. Non so se lo sapete ma il sabato pomeriggio non c'è assolutamente niente di decente in televisione.
Finii per guardare su Tv8 (o era il 9) l'unica cosa vagamente passabile: un documentario sui casi di cronaca nera: quella puntata trattava dell'omicidio Garlasco.
Mi stupirono una serie di cose. Io ricordavo solo che lui avesse una faccia da cazzone e che le cugine per me avevano un comportamento colpevole.
Nonostante fossi sicura che non avrei guardato quel documentario fino alla fine, non fu così. Il racconto aveva tutto quello che poteva catturare la mia curiosità, tanto che arrivai alla certezza che Alberto Stasi fosse solo un capro espiatorio, scelto perchè era il colpevole perfetto e che i carabinieri si fossero piegati con il solito servilismo.
Certo, quando ascoltai la cagata pazzesca che disse sul sangue mestruale di Poggi (per quanto avrei voluto mandare a quel paese la PM perchè faceva la bulla) digrigni i denti, fino a quando non dissero che il test dei carabinieri era un falso positivo, confermando che, sì, lui era un coglione, ma quello non era un indizio, ma solo un’analisi sbagliata a cui non avevano fatto le dovute verifiche prima di interrogarlo. Ergo: tutti dei coglioni.
Poi ci furono i tempi che non riuscivano a rendere fattibile l’omicidio, l’alibi cencellato Stasi (a cui si aggiunge ora della chiavetta usata per copiare file, ma vabbeh) e il movente mai scoperto (anche solo lei che gli da del buffone, sembra assurdo, ma conosco donne finite in ospedale per questo motivo).
Quello che mi fece più specie fu scoprire che lo zio era intervenuto intimando alla procura di stare lontano dalle figlie.
E diciamocelo: l’avvocato Cappa, con quella faccia da schiaffi, quei baffi e quei modi di fare alla Guido Nicheli da milanese imbruttito (che poi l’attore era Bergamasco, pace all’anima sua) certo non suscita la simpatia di nessuno. La mia no di certo.
Questo e la mia diffidenza verso le istituzioni mi fece sentenziare che erano loro le colpevoli e che le autorità si erano come al solito piegate davanti a qualcuno di potente e della dignità delle istituzioni e della giustizia… chissenefrega.
E poi? poi niente: era la solita storia di lecchinismo e innocenti in carcere, mi capitò qualche mese dopo di parlarne con un’amica (per lei Sempio era colpevole) ma la discussione durò qualcosa come 5 minuti.
La vita poi è andata avanti senza che la cosa mi interessasse, almeno fino a quest’anno perchè, come tutti, sono stata travolta anche io dal Caso Garlasco.
L’attuale procuratore di Pavia, Giorgio Napoleone, ha riaperto le indagini su Andrea Sempio e da quel momento, ovvero dal momento in cui è apparsa la notizia, tutto il resto, guerre e genocidi compresi, sono scomparsi dall’interesse italiano.
Io lo scoprii con youtube, credo da Darkside.
Da lì, passai alle interviste dell’autore delle iene (Alessandro de Giuseppe) a cui si deve molto di questa apertura.
Per poi passare a Luigi Grimaldi (l’unico che apprezzo davvero ascoltare, perchè è l’unico che sa raccontare davvero bene) e tanti altri, di cui apprezzo alcune cose, ma non tutte.
Tutta la questione però, mi lascia sempre più perplessa: i media distorcono la verità, per amore di bagarre, dove per forza che gli innocentisti di Stasi vogliano Sempio colpevole. Lo ripetono tanto spesso che chi li ascolta ma non si interessa davvero del caso, lo ripete a pappagallo. Chiunque ascolti io e che vuole Stasi libero, invece, a volte non considera nemmeno se è colpevole o innocente (figuriamoci quindi mettersi a disquisire su Sempio) ma perché è la condanna ad essere fallace.
Poi ci sono le illazioni pindariche (e tutti a parlarne) palesi depistaggi (e tutti a parlarne) insulti all'intelligenza altrui (e tutti a parlarne) guerra tra procure (e noi tutti qui a parlarne) fino a parlare di veri e propri complotti (e tutti a parlarne) .
E io continuo a chiedermi: ma sul serio?!
Che poi per me la parte importante non è tanto che un innocente è in galera, ma che finalmente si sta indagando anche su chi ce l’ha mandato.
(e aspetto al varco con chi sarebbe in concorso Sempio… ho il mio TOTO NOMI personale… ma solo perchè ormai mi sono appassionata)