Finalmente, dopo un sacco di tempo, mi sono decisa a (ri)iniziare e finire l'unico libro mai comprato dalla sottoscritta da Danila Comastri Montanari e mi sono decisa di fare una recensione su dei libri gialli storici.
Anzi: più che recensire, direi sproloquiare.
la Signora Comastro Montanari scrive soprattutto i gialli storici, ambientati in periodo romano, ma ha scritto anche un libro ambientato durante la Rivoluzione Francese.
Io sentii l'esistenza di questo libro tramite un podcast su Robespierre che mi ha portato a un video da cui comprai il libro:
TERRORE.
Terrore è un giallo ambientato nella Parigi del 1793.
A un giorno della proclamazione del Terrore, viene trovata la testa di un giacobino. Ma non sarà il solo.
Etienne Verneuil verrà chiamato dal suo migliore amico ad indagare su questi atroci delitti, districandosi tra i nemici della neonata rivoluzione, vendette personali e la fame del popolo.
Il mio giudizio? Non sono di bocca buona, quindi non apprezzo un libro solo perchè parla della rivoluzione francese (e sono figlia degli anni '80: Lady Oscar è sempre Lady Oscar) e, anzi, forse tendo a essere persino più stronza.
Non posso infatti negare di aver storto un po' il naso. Il protagonista a volte tende ad essere troppo modernizzato e attivare la mentalità del senno di poi, con quesiti che per quanto legittimi, raramente qualcuno si fa nel mentre. E lui è nel pieno di un evento semplicemente unico ed epocale.
O anche aggrottato un po' la fronte per i nomi che spesso fanno la loro comparsa per nessun motivo preciso, se non per ricordare al mondo che sono esistiti. Ho apprezzato Lazare Carnot, ad esempio, a cui ha dato respiro e pure un ruolo che ho trovato molto interessante, ma non ho capito perchè citare Etta Palm, se non per invogliare qualcuno a ricercare informazioni su certi personaggi e scoprire che sì: la Parigi rivoluzionaria era piena di Persone per lo meno interessanti.
In se la lettura è carina e scorrevole e ti affezioni pure a un paio di personaggi, ma ho come l'impressione che l'autrice abbia tagliato troppo. Verneuil è come noi vogliamo che sia e va bene, ma gli indizi che dovrebbero farti arrivare al colpevole non mi sono sembrati abbastanza anche se il convincerti fino all'ultimo della colpevolezza di qualcun altro è in verità ben orchestrata.
Il senso degli omicidi c'è, ma qui forse è la mia mente troppo contemporanea (o italiana, o femminile, boh) che mi fa pensare che il colpevole era un idiota a pensarla così. Ma fondamentalmente era un esaltato e si sa che gli esaltati non ci stanno molto con la testa.
Ho comunque la sincera convinzione che se fosse stato più lungo (anche se parliamo comunque di 300 pagine con un foglio poco più piccolo di un A5) e più approfondito in certe parti, oltre che una bella lettura, sarebbe stata fantastica. Lo dico sinceramente perchè la lettura è scorrevole e veloce. Non ci si annoia e sarebbe stato piacevole leggerlo anche se avesse avuto altre 200 pagine in più.
Ammetto, comunque, che mi sarebbe piaciuto sapere che dell'esistenza di un seguito: che fine a fatto Verneuil? Alla fine è stato uno di quei figli divorati? O alla fine ha fatto a patti con il suo sangue?
O forse, semplicemente, è il periodo che è sbagliato. Troppa passione, troppe emozioni, troppa...rivoluzione. Pure troppa Parigi: mette troppe aspettative. Molte sono assolte, molte altre no.
Se considerate, ad esempio, un altra serie di libri storici prodotti alla sintetica mano inglese di Ellis Peters: I misteri dell'Abazia, tutte risulta essere più chiaro.
Sono una serie di libri gialli dove ad investigare abbiamo padre Cadfael, ex crociato ora frate benedettino in uno sperduto monastero al confine tra Galles e Inghilterra. Lo sfondo pieno di pathos c'è: ci sono delle lotte per la conquista del regno, ma sono lontane (per quanto anche qui i nobili si fanno pesantemente la guerra per difendere la propria fazione) e quindi ci si più focalizzare anche sul resto, ovvero sulla storia.
Anche Cadfael pecca di troppa modernizzazione, ma come Verneuil non lo è in maniera particolarmente eccessiva e quindi puoi simpatizzare per lui e non pensare che sia un alieno viaggiatore del tempo.
Anche Cadfael pecca di troppa modernizzazione, ma come Verneuil non lo è in maniera particolarmente eccessiva e quindi puoi simpatizzare per lui e non pensare che sia un alieno viaggiatore del tempo.
La differenza sta ance nei personaggi: qui non ce ne sono più di quanti ce ne devono essere, ma è innegabile che la Rivoluzione Francese e Parigi sono un connubio pieno di troppa passione e troppi grandi uomini perchè non si citino e, sicuramente, citarne solo due o tre sarebbe quantomeno forzato (ci sono troppi nomi che si è obbligati a citare), mentre col monaco Cadfael possiamo trasportarci nella tranquilla routinne di un monaco benedettino al confine del mondo.
Il lettore deve appassionarsi alla storia e quindi quella vera deve essere uno sfondo, ma la rivoluzione a Parigi non può essere comprimaria ma solo protagonista e il canto corale che pretende è troppo complesso e articolato per decidere di metterne solo pizzichi e bocconi.