martedì 23 febbraio 2016
lunedì 22 febbraio 2016
sabato 20 febbraio 2016
Simona e la lunga storia d'amore (V parte)
Mario era alto, capelli lunghi e riccioluti, barba ispida e... l'aveva detto che era alto?
Pochi uomini della sua vita erano più alti di lei.
E lui era molto più alto di lei.
Aveva studiato lettere e aveva quell'aria mista tra la noia e l'irriverenza che attirava un bel giro di donne.
Almeno così le sembrava.
Frequentava un po' il giro del Bar dove lavorava Rosa.
Non aveva ancora capito che lavoro facesse, forse lavorava in un negozio di videogiochi poco distante... o era di giocattoli? O...
Beh, non era importante, no?
Spesso lo sentiva correggere le pronunce di nomi stranieri e le ragazze che lo circondavano, sempre diverse tranne le amiche storiche, morose dei suoi amici.
Piaceva e gli piaceva cambiare.
<< Rosa? >> chiese infine un giorno quando Roberto stava chiacchierando con un'altro degli avventurieri del locale << Ma... Mario è impegnato? >>
<< Mario chi? Lo Sperlonga? >> ribattè l'altra vedendo che guardava da quella parte.
Lei asserì con la testa.
Lei asserì con la testa.
<< No! Non sono mica così stupide le ragazze. Dopo venti minuti che lo frequentano lo inquadrano e passano a meglio. >>
<< Dici? Quindi non ha nessuno? >>
<< Tranquilla, è single. >> disse lei guardando dietro l'amica arrivare il moroso e decidendo quindi di tacere.
Simona era rimasta in silenzio per qualche minuto, prima di ricominciare a parlare delle proposte della serata che i suoi amici stavano organizzando. Per un momento tornò a guardare Roberto e gli sorrise.
E lì, in mezzo alla piccola folla di amici che riempivano quel pomeriggio estivo, Simona non poteva non pensare.
Si chiedeva se amasse ancora Roberto, ma sapeva che più che amore, ormai si parlava di profondo affetto.
Lo rispettava? Sì, o non penserebbe mai così tanto alla loro storia, giusto?
Lui la rispettava? Non ne era più sicura. Stava diventando prepotente nelle sue richieste, che stavano diventando soprattutto pretese.
Oltre alla sua fuga dal concerto del mese prima, alla quale non aveva dato alcuna spiegazione tra l'altro, la settimana precedente aveva preteso che rinunciasse alla festa di addio al nubilato di una sua amica per accompagnarlo alla Fiera del Motocilismo alla quale erano soliti partecipare. Non erano valse le spiegazioni: lei era una stronza. La settimana prima erano rimasti così fino a quando lei, pragmatica come sempre, aveva preso il telefono e dopo un giro di telefonate aveva chiamato Mario.Aveva ricordato infatti, di aver avuto una conversazione con lui tempo prima proprio sulla fiera. Gli chiese se c'era un posto anche per Roberto nella sua macchina ed era così riuscita a sistemarlo.
Ora sembrava quasi che Roberto avesse un nuovo migliore amico e Simona non aveva il coraggio di rinfacciargli nulla. Era a mala pena riuscita a far tacere Rosa che, saputa la cosa, aveva proposto di mettere al suo ragazzo del lassativo nel caffè.
Forse sì: la piccola barista chiassosa non aveva tutti i torti e si sarebbe dovuta far valere... ma sapeva che Roberto non lo faceva apposta per ferirla, ma, semplicemente, non ci arrivava.
Avrebbe anche potuto provare a spiegarglielo, ma quando ci aveva provato... le erano mancate le forze.
Forse era per quella stanchezza che gli attaccava addosso, quel sabato sera, quando lui rispose che no, non aveva voglia di andare al cinema a vedere Molier è in bicicletta ( << E' una commedia francese! Ma per favore! Ti sembra che io mi metta a guardare filmetti rosa con la Erre Moscia? >> ) lei gli aveva detto che Rosa e altri amici le avevano detto fosse divertente e per nulla romantico e che le avevano tutti consigliato di vederlo, ma lui non demorse: era stanco e voleva guardare la tv sul letto di camera sua. Lei, in silenzio, assecondò il suo volere, pensando all'orario per la seconda guardare l'ultima proiezione.
E così fece. Uscì da casa di Roberto e, invece di prendere l'uscita della superstrada per casa sua, prese quella prima, quella che portava dritto al multisala più vicino.
Sì, il film era davvero carino.
Le risate c'erano state e il traduttore che faceva l'idiota tentando di essere credibile nel fare il francese cantando "il mondo", era davvero terribile come le aveva detto Rosa.
Quando lo raccontò alla sua amica da bar lei commentò solamente:
Simona era rimasta in silenzio per qualche minuto, prima di ricominciare a parlare delle proposte della serata che i suoi amici stavano organizzando. Per un momento tornò a guardare Roberto e gli sorrise.
E lì, in mezzo alla piccola folla di amici che riempivano quel pomeriggio estivo, Simona non poteva non pensare.
Si chiedeva se amasse ancora Roberto, ma sapeva che più che amore, ormai si parlava di profondo affetto.
Lo rispettava? Sì, o non penserebbe mai così tanto alla loro storia, giusto?
Lui la rispettava? Non ne era più sicura. Stava diventando prepotente nelle sue richieste, che stavano diventando soprattutto pretese.
Oltre alla sua fuga dal concerto del mese prima, alla quale non aveva dato alcuna spiegazione tra l'altro, la settimana precedente aveva preteso che rinunciasse alla festa di addio al nubilato di una sua amica per accompagnarlo alla Fiera del Motocilismo alla quale erano soliti partecipare. Non erano valse le spiegazioni: lei era una stronza. La settimana prima erano rimasti così fino a quando lei, pragmatica come sempre, aveva preso il telefono e dopo un giro di telefonate aveva chiamato Mario.Aveva ricordato infatti, di aver avuto una conversazione con lui tempo prima proprio sulla fiera. Gli chiese se c'era un posto anche per Roberto nella sua macchina ed era così riuscita a sistemarlo.
Ora sembrava quasi che Roberto avesse un nuovo migliore amico e Simona non aveva il coraggio di rinfacciargli nulla. Era a mala pena riuscita a far tacere Rosa che, saputa la cosa, aveva proposto di mettere al suo ragazzo del lassativo nel caffè.
Forse sì: la piccola barista chiassosa non aveva tutti i torti e si sarebbe dovuta far valere... ma sapeva che Roberto non lo faceva apposta per ferirla, ma, semplicemente, non ci arrivava.
Avrebbe anche potuto provare a spiegarglielo, ma quando ci aveva provato... le erano mancate le forze.
Forse era per quella stanchezza che gli attaccava addosso, quel sabato sera, quando lui rispose che no, non aveva voglia di andare al cinema a vedere Molier è in bicicletta ( << E' una commedia francese! Ma per favore! Ti sembra che io mi metta a guardare filmetti rosa con la Erre Moscia? >> ) lei gli aveva detto che Rosa e altri amici le avevano detto fosse divertente e per nulla romantico e che le avevano tutti consigliato di vederlo, ma lui non demorse: era stanco e voleva guardare la tv sul letto di camera sua. Lei, in silenzio, assecondò il suo volere, pensando all'orario per la seconda guardare l'ultima proiezione.
E così fece. Uscì da casa di Roberto e, invece di prendere l'uscita della superstrada per casa sua, prese quella prima, quella che portava dritto al multisala più vicino.
Sì, il film era davvero carino.
Le risate c'erano state e il traduttore che faceva l'idiota tentando di essere credibile nel fare il francese cantando "il mondo", era davvero terribile come le aveva detto Rosa.
Quando lo raccontò alla sua amica da bar lei commentò solamente:
<< La prossima volta chiamami, che se non sono qui al bar, vengo volentieri anche io: mi sarebbe piaciuto rivederlo, è uno di quei pochi film che non mi hanno irritato quest'anno! E, andiamo, voglio pure bene al Ciccio, lì, ma ci passo insieme troppo tempo, rischia un esaurimento nervoso con me. >>
Lei le promise che l'avrebbe avvisata, prima di guardarla stranita.
<< Ciccio? >>
<< Ciccio? >>
<< Sì, Mauro. >>
<< E perchè Ciccio? >>
<< Perchè ha la panza. Ma tu non dirglielo, o mi va in paranoia. Manco fosse un'adolescente anoressica a cui hanno detto che ha il culone. >>
mercoledì 17 febbraio 2016
mercoledì 3 febbraio 2016
Iscriviti a:
Post (Atom)